Acqua, dopo amianto e arsenico nuovo allarme dei geologi: c'è il radon

Acqua, dopo amianto e arsenico nuovo allarme dei geologi: c'è il radon
di Lorenzo De Cicco
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Mercoledì 12 Marzo 2014, 11:01 - Ultimo aggiornamento: 13 Marzo, 10:44
Arsenico, amianto e ora spunta fuori anche il radon, l'elemento potenzialmente radioattivo che l'Organizzazione mondiale della sanit ha classificato come cancerogeno di "classe 1". A lanciare l'allarme è l'ordine dei Geologi del Lazio, che aggiunge un altro tassello allo scandalo dell'acqua all'arsenico e all’amianto distribuita a Roma Nord dal carrozzone pubblico della Regione chiamato Arsial. «Molti acquedotti della zona incriminata - spiega il presidente dell'organismo dei geologi, Roberto Troncarelli - presentano problemi legati alla presenza di radon. Si tratta di vecchi impianti, alcuni dei quali ancora attivi, che sono stati realizzati con materiali vulcanici che rilasciano questa sostanza. Un gas che, anche se a livello molto debole, è radioattivo». Il radon, spiega, non si diffonde «attraverso l'acqua ma potrebbe avere effetti negativi sulla salute della popolazione della zona se si diffondesse nell'aria».





I RISCHI

L'Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro, che fa capo all'Oms, fin dal 1988 ha classificato il radon tra i cancerogeni accertati di gruppo 1. E diversi organismi internazionali attribuiscono al radon una percentuale rilevante dei casi di tumore ai polmoni. Preoccupano anche le tubature che, secondo le denunce dei residenti, sono state costruite in amianto, altro materiale cancerogeno. «L'amianto - spiega Troncarelli - quando sfibra rilascia nell'atmosfera fibre molto sottili che possono provocare problemi all'apparato respiratorio. Per questo serve subito una manutenzione straordinaria per sanare gli impianti oppure i tratti di acquedotto realizzati in amianto andrebbero sostituiti con nuove tubature a-tossiche in grado di garantire la salute dei cittadini». Secondo l'ordine dei geologi quanto accaduto a nord della Capitale «è solo la punta dell'iceberg di una situazione critica, che denunciamo da anni e chi amministra la città si è mosso tardi. È molto grave infatti che le istituzioni non abbiano acceso un "warming" sulla salute della cittadinanza».





Il pericolo dell'arsenico nell'acqua - che coinvolge 500 nuclei familiari tra Tragliatella, Malborghetto e Piansaccoccia - potrebbe avere dimensioni molto maggiori nel momento in cui venisse accertato che anche le migliaia di mucche che hanno bevuto l'acqua fuori legge della zona hanno prodotto un latte inquinato. Latte arrivato sulle tavole dei romani imbottigliato o trasformato in mozzarelle e latticini. Per questo ieri si è riunito il pool di veterinari di Regione Lazio, Asl e Istituto zoo-profilattico per valutare la situazione e «arginare possibili ripercussioni sugli animali e sugli alimenti derivati», spiegano gli esperti. Dieci sono gli allevamenti della zona finiti sotto la lente delle autorità sanitarie che hanno proceduto a campionare il latte e a inviarlo ai laboratori dell'Istituto zooprofilattico che in questi giorni sta concludendo le analisi insieme all'Arpa. I risultati sono attesi entro le prossime 72 ore. «Data la tipologia della contaminazione ambientale - fanno sapere dal team dei veterinari - nel corso del coordinamento, è stata condivisa anche l'esigenza di predisporre un programma di monitoraggio sulle matrici di origine animale, sui foraggi e sui mangimi, per difendere la salute dei consumatori attraverso la sicurezza degli alimenti».
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