Il logo inglese che declassa Roma Capitale

Il logo inglese che declassa Roma Capitale
di Mario Ajello
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Giovedì 12 Febbraio 2015, 06:08 - Ultimo aggiornamento: 14 Febbraio, 11:48
Dal 2000 a oggi, l'uso di termini inglesi nella lingua italiana è aumentato del 773 per cento. E va bene il look, la governance, l'austerity e l'authority, il fashion e la deregulation, ma perchè chiamare Roma non Roma ma Rome?



Questa non è soltanto la città del film di Woody Allen (“To Rome with love”). È anche molto altro e molto di più. Rome&You, come nuovo logo di questa città senza più la lupa e diventata orfana del buon vecchio SPQR considerato chissà perché desueto, sembra proprio una rinuncia. Una rinuncia alla nostra lingua nazionale e l'ennesima resa al primato dell'inglese. E non a quello di William Shakespeare o di Oscar Wilde, che pure sarebbe sbagliato applicare in questo contesto e sovrapporre a una tradizione linguistica che viene dal latino e può vantare Dante e Leopardi. No, l'inglese del Rome&You è quello del linguaggio commerciale che in questo caso vorrebbe trasmettere il senso di intimità tra le persone e la città e sembra infatti l'etichetta di un deodorante. Guai ad arroccarsi sulla difesa conservatrice del passato e dei suoi simboli, o insistere in maniera pretenziosa sulla lingua di Cicerone, ma se si deve cambiare non sarebbe meglio cambiare in meglio e non in peggio?



Nel logo scelto c'è un complesso di inferiorità non soltanto lessicale che non meritiamo e un'adesione acritica all'idioma turistichese in voga nel mondo globalizzato. Definirla Caput Mundi ormai sarebbe troppo per questa che resta comunque una grande metropoli internazionale. Ma perché rinunciare alla definizione di Capitale? Una nazione che ha un rapporto complicato con la sua città-guida avrebbe bisogno che la parola Capitale fosse ribadita ancora di più e non sottratta e negata. Se poi avessero salvato questa dicitura, scrivendo oltre a Rome anche Capital, la beffa sarebbe stata peggiore ma già così è abbastanza.