Mai con Salvini, sempre con Salvini. E in mezzo lui, il Matteo della Lega con t-shirt d'ordinanza anti-renziana. Il leader del nuovo Carroccio si è affacciato in Campidoglio: ed è stata subito ressa. Da una parte giornalisti e operatori pronti a seguire il verbo del leghista, dall'altra opposte tifoserie sotto la statua del Marc'Aurelio a fare i comitati d'accoglienza.
In attesa dell'iniziativa di sabato, Salvini se l'è presa con Marino: «Io vado dove mi chiamano, non mi auto invito da nessuna parte.
Poi ha dato del «cretini» a un gruppo di militanti di Sel, capeggiati dal capogruppo vendoliano Gianluca Peciola, che in piazza lo invitava candidamente ad andarsene da Roma: «Non vogliamo i razzisti».
Ma la falange armata dei salviniani dell'Urbe ha subito difeso il caro Matteo: ne è scaturito così un battibecco tra il neo leghista Marco Pomarici e il vendoliano Peciola, a loro volta anche contro l'altro Matteo. Il tutto mentre Salvini parlava di euro, logo di Roma capitale che fa pena, disfida veneta Tosi-Zaia, Renzi venditore di frottole, immigrati da respingere e forse mondiali in Qatar.