Roma, venti di crisi sul sindaco Marino: Improta lascia, Orfini messo sotto scorta

Roma, venti di crisi sul sindaco Marino: Improta lascia, Orfini messo sotto scorta
di Mauro Evangelisti
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Martedì 23 Giugno 2015, 06:01 - Ultimo aggiornamento: 13:42

Sarà perché è l'assessore alla Mobilità, ma ieri Guido Improta ha confermato che sarà il primo ad andare via, a scendere alla prossima stazione: abbandona la giunta di Ignazio Marino. Silvia Scozzese, titolare di un'altra delega chiave a Roma come quella del Bilancio, ha preso tempo per decidere se seguirlo, ma anche lei è pronta a lasciare. Ma il clima di tensione nei giorni di Mafia Capitale ieri ha avuto un altro sussulto: il prefetto Franco Gabrielli ha assegnato la scorta al commissario del Pd romano, Matteo Orfini, per tutelare la sua sicurezza. Non solo: a Ostia a Silvia Decina, collaboratrice di Marino, hanno lanciato un mozzicone di sigaretta: poiché ci sono stati altri episodi preoccupanti, anche per lei si sta valutando l'assegnazione della scorta.

Infine, il confronto tra un sindaco tutt'altro che depresso (anzi ancora in trance agonistica) e la maggioranza è stato per la prima volta trasmesso in diretta streaming (una scelta vagamente grillina seguita da 1.500 utenti): a Marino che chiedeva «di essere compatti e di sorridere», i 26 consiglieri di centro sinistra presenti hanno ribattuto anche brutali: «Anche noi vogliamo andare avanti, ma molti quartieri non sono mai stati tanto sporchi come ora; l'erba nei parchi è così alta che i bambini non possono andarci; gli autobus non passano mai». Come dire: se vogliamo andare avanti, bisogna mostrare dei risultati ai cittadini. Eccola, in sintesi un'altra giornata vissuta pericolosamente a Roma.

GLI ADDII

Primo nodo: malgrado il tentativo di farlo desistere di Marino, preoccupato perché riempire quella casella sarà assai complicato soprattutto alla vigilia del Giubileo, il renziano Improta ha già svuotato i cassetti. «Non si può andare avanti, me ne vado» ha confermato l'assessore alla Mobilità. «All'apertura di sei stazioni della metro C, lunedì, andrò da comune cittadino».

Secondo nodo: Silvia Scozzese, altra renziana, ha un piede sulla porta, ma aspetterà la relazione del prefetto Gabrielli su Mafia Capitale (quindi altre tre settimane) prima di prendere una decisione. Senza loro due il futuro di Marino sarà ancora più fragile.

MINACCE

Chi invece, malgrado le minacce ricevute, resterà in prima linea, è Matteo Orfini, commissario del Pd romano. Il ruolo di ariete svolto con l'inchiesta di Mafia Capitale da ieri, per decisione della Prefettura, lo costringerà a girare con la scorta. Il ministro della Giustizia, Andrea Orlando, ha commentato: «Solidarietà a Orfini. La battaglia contro mafia e corruzione è quella di tutto il Paese per un'Italia migliore. Buon lavoro commissario». Con Orfini si sono schierati in molti, dal sindaco alla presidente della Commissione antimafia, Rosy Bindi, dal governatore del Lazio, Nicola Zingaretti, al presidente dei senatori Pd, Luigi Zanda. Qualche frase ironica invece da destra.

STREAMING

Marino ieri pomeriggio, dopo avere incontrato tutti i dirigenti di Roma Capitale, ha chiuso nella sale della Bandiere i consiglieri della maggioranza (Pd, Sel, Lista civica e Centro democratico) proponendo un grande classico: «O con me, o contro di me». In altri termini: la situazione è difficile, ma dovete dirmi se volete andare avanti. «Le strade sono piene di buche», «il mio quartiere non è mai stato sporco come oggi», «non possiamo negare che la città è piena di ambulanti abusivi», «Atac è tecnicamente fallita»: ecco, a Marino che parlava di rivoluzione rispetto all'epoca degli affidamenti diretti e di Mafia Capitale, della lotta al monopolio dei rifiuti della discarica di Malagrotta, di grande progetti fino al 2023, la maggioranza ha fatto notare che i cittadini sono molto incavolati. Oggi, non nel 2023. «E allora dobbiamo metterci la faccia - è stata la replica - spiegare quanto abbiamo costruito, mettere in fila le priorità e andare dai romani per dire: «Ecco cosa abbiamo fatto, ecco cosa faremo. Ma dobbiamo essere compatti». Una cosa è certa: il volto di Marino nella diretta streaming non era quello di uno intenzionato a firmare la lettera di dimissioni.