Roma, Marino contestato perde le staffe: «Signora, connetta i due neuroni»

Ignazio Marino
di Simone Canettieri
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Lunedì 20 Luglio 2015, 05:32 - Ultimo aggiornamento: 16:46
L'invito è accompagnato dal gesto: gli indici delle mani che quasi si toccano come a simulare un contatto, una scintilla. Ignazio Marino sta dicendo a una signora, che lo contesta con una certa veemenza, «provi a connettere i due neuroni che ha e provi a farli funzionare insieme». Lei incassa e se ne va borbottando, Marino torna a discutere con i residenti di San Lorenzo e ascoltare le loro rimostranze.








Una risposta «piccata», minimizzano dal Campidoglio in serata, quando ormai è scoppiato il caso. Da Destra Francesco Storace gli dà del «cafone e ipocrita»; da sinistra, Patrizia Prestipino, della direzione nazionale del Pd, ricorda al sindaco che «quella fascia obbliga al rispetto di tutti i cittadini». Forse negli spartiti del Comune c'è scritto che di domenica si possono alzare un po' i toni: quella del 21 giugno scorso è stata la domenica «del fascisti ritornate nelle fogne» gridato dal palco della festa dell'Unità. Questa volta il contesto è istituzionale, non politico. Anche se ha un forte valore simbolico. Parco di San Lorenzo, commemorazione del bombardamento del 1943. Dopo la cerimonia, il sindaco si ferma un po' con le persone della zona.



Ci sono il presidente locale dell'Anpi («Grazie per essere venuto anche se è la prima volta in due anni») e un gruppetto di residenti che circondano il sindaco. Iniziano la lamentele (tutte riprese da CorriereTv): «Movida notturna fuori controllo, spaccio». Poi spunta la classica pasionaria. Ha un vestito bianco, aria distinta, gli occhiali e un'età più vicina ai sessanta che ai cinquant'anni. Urla contro il primo cittadino. «La città fa schifo, siete venuti a pulire il parco questa mattina. Andate via, i morti ce li vediamo noi. Fate le persone serie, non prendeteci per il c...».



In effetti l'area, di solito molto degradata, è stata tirata a lucido per l'occasione. Gli abitanti di San Lorenzo mostrano le foto del prima (cioè tutti i giorni) e del dopo (oggi). Le urla continuano. Marino non si scompone, incassa. Poi però risponde alla signora che non lo vuole qui per la commemorazione: «Ho avuto un padre deportato che è stato in un campo di concentramento non so lei quanti famigliari lei abbia avuto nei campi». La polemica continua. Si intromettono altre persone. Chiacchiericcio di fondo.



LO SCONTRO

Il battibecco a distanza continua e Marino si rivolge alla contestatrice con la storia dei «due neuroni da connettere». Ha il volto contrariato. Si è sentito toccato nel vivo. Anche se la signora fondamentalmente gli rinfacciava la pulizia del quartiere fatta alla bisogna in fretta e in furia per l'evento. Il siparietto finisce qui. E il primo cittadino, fascia tricolore al petto, continua ad ascoltare i problemi della zona con calma e pazienza. «I giardini sono invivibile, le strade fanno schifo, i nostri figli sono stati malmenati, abbiamo paura a uscire».



Il sindaco cerca di smorzare i toni e promette che arriveranno «più forze dell'ordine», ora che c'è il nuovo prefetto. L'anno scorso, proprio di questi tempi, Marino dopo una ricognizione notturna a San Lorenzo se la prese con Giuseppe Pecoraro: «Non sono uno sceriffo, ma il prefetto deve assolutamente garantire che le persone possano uscire di casa». Dopo un anno non è cambiato nulla. La giornata finisce con i residenti che urlano («Fatti non chiacchiere») e che litigano tra di loro. Marino se ne va, sale sull'auto blindata, scorta al seguito. Commento di un passante: «Manco Obama è protetto così».