LA POLEMICA
Il possibile aumento dell’Irpef è smentito da Ignazio Marino, che punta alla difficile impresa di chiudere i conti del bilancio 2013 senza aumentare il carico fiscale sui cittadini. «È una possibilità che il ministero dell’Economia ha ritenuto opportuno inserire nella legge di stabilità - spiega il sindaco - ma noi stiamo lavorando 18 ore al giorno per cercare di ridistribuire il bilancio per non tagliare le risorse, a iniziare dal sociale, e non innalzare le tasse». E Francesco D’Ausilio, capogruppo Pd in consiglio comunale, auspica che «questa ipotesi possa essere scongiurata». Il possibile aumento dell’addizionale incontra il fuoco di sbarramento di imprese e sindacati: «Un ulteriore inasprimento dell’Irpef non farebbe altro che aggravare la situazione già grave della capacità di spesa dei cittadini - sottolinea Giuseppe Roscioli, presidente di Confcommercio Roma - in un Paese in cui il consumo è già calato moltissimo in questi ultimi anni».
I segretari generali regionali di Cgil, Cisl e Uil, Claudio Di Berardino, Mario Bertone e Pierpaolo Bombardieri, affidano la loro perplessità a una nota congiunta: «Se il dl collegato alla legge di stabilità è un invito rivolto al Comune di Roma ad aumentare l’aliquota dell’addizionale comunale Irpef, recuperando in questo modo fino a ulteriori 141 milioni di euro circa, riteniamo che questo sia un invito che il Comune di Roma debba respingere - si legge in una nota - in quanto, esso stesso è consapevole dello stato di crisi e di difficoltà economico-sociali in cui si trovano le famiglie e le persone a Roma. Senza dimenticare tra l’altro, che Roma è la città con le tasse più alte d’Italia». Secondo Cristiano Leggeri, segretario dell’Ugl Roma, «la copertura del deficit di bilancio del Comune di Roma, così come elaborata dall’esecutivo, costerà cara ai cittadini».
LA MANOVRA
Si aspetta la prossima settimana, intanto, per chiudere il quadro del bilancio di previsione 2013, con un deficit di 816 milioni da colmare. Il Campidoglio deve valutare esattamente l’entità delle poste a sua disposizione: sulla gestione commissariale del debito dovrebbero essere caricati 585-590 milioni. Ma la trattativa più delicata è quella sul trasporto pubblico: l’amministrazione comunale mira a spuntare dal Governo una cifra più possibile vicina a 180 milioni. Da lì si capirà quanto si dovrà tagliare a dipartimenti e Municipi e, soprattutto, se si dovrà attivare anche la leva fiscale.
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