Roma, l'assessore Esposito in bilico: pronto il nuovo turn-over

Stefano Esposito
di Simone Canettieri
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Sabato 26 Settembre 2015, 06:37 - Ultimo aggiornamento: 10:42
Lui, l'assessore ai Trasporti che un giorno sì e l'altro pure sta nella bufera con un certo godimento, dice che no, «non mi sento a rischio». E anche Matteo Orfini, lo sponsor dell'operazione Esposito in Campidoglio e del Marino Ter, premette subito: «Stefano? Non si tocca».



I fronti però si affastellano per il senatore torinese con il cuore e le ugole juventine, perché adesso c'è (anche) la grana Atac. Il direttore generale Francesco Micheli è pronto a lasciare. Il senatore Andrea Augello (Ncd) parla di «dimissioni già presentate, ma respinte dal capo di gabinetto di Marino, Luigi Fucito». Un giallo. Il manager nega: «Sono abituato al contradditorio». Mercoledì, però, il diggì ha un appuntamento con il sindaco. «Dimissioni congelate», dicono in Aula Giulio Cesare. In attesa della resa dei conti fra quattro giorni. L'aria che tira potrebbe essere questa: «Caro Ignazio, o lui o io». Intanto, Esposito dice ai suoi: «Se Micheli lascia, non mi strapperò mica i capelli». Insomma, il clima è quello del caos e del tutti contro tutti. Tanto che Esposito, carrarmato in cristalleria, sembra quasi divertito: «A me non ha chiamato nessuno».



I MALUMORI

Intanto, però, nel cerchio magico del sindaco iniziano a fare questo ragionamento: «Esposito gioca da solo, partecipa poco e niente alle giunte e in più per essere l'assessore ai Trasporti ha un rapporto singolare con i vertici di Atac e di Agenzia della mobilità. Insomma, è un problema». Al punto che nelle telefonate che in questi giorni Marino ha avuto con «la base romana» in molti gli hanno iniziato a dire che «così, con questo assessore non si può più andare avanti: la fa una al giorno». Il senatore Pd aveva già in agenda un incontro con Marino per martedì. Ma per parlare di Tor di Valle e dello scontro con l'assessore all'Urbanistica Giovanni Caudo. Una divergenza che ha visto il primo cittadino ancora una volta contro il responsabile dei Trasporti. La prima era stata su un tema prettamente calcistico: «Il Roma mer..» cantato alla radio da Esposito, a cui Marino, con il suo aplomb aveva consigliato «maggiore prudenza». Ma quelle erano bagatelle rispetto alla grana scoppiata in Atac.



LA CAUSA

Micheli ed Esposito hanno un diverso punto di vista (eufemismo) sull'appalto dei nuovi bus che dovrebbero anche servire per il Giubileo. Ma gli scontri e l'insoddisfazione reciproca è costante.

Comunque, l'assessore ha chiesto di inserire nel capitolato anche la manutenzione dei mezzi («Full service»). Micheli, invece, si è detto contrario con questo ragionamento: «I costi aumenterebbero e inoltre abbiamo già potenziato le officine, perché questo deve essere un servizio che gestiamo internamente». Sono seguite lettere e contro-risposte tra i due. Il cda dell'azienda, destinato a essere rinnovato, si è schierato con Micheli. Esposito non ne vuole sapere. Mercoledì c'è anche il consiglio d'amministrazione di Atac.



Il senatore Augello si inserisce nella diatriba a modo suo: «Su questo tentativo di orientare un appalto pubblico ho presentato oggi un'interrogazione parlamentare e un esposto al l'autorità anticorruzione». A Marino il duro compito di fare l'arbitro tra il manager e il politico. Con in mezzo un'azienda municipalizzata che continua a danzare sull'orlo del baratro, tenuta in vita a colpi di aumenti di capitale. E soprattutto dal destino ancora incerto: la rivoluzione annunciata dal sindaco lo scorso luglio, quando con l'occasione licenziò anche l'allora assessore ai Trasporti Guido Improta, tarda ad arrivare.



Il vecchio cda, quello che andava «azzerato» e portato da «cinque a tre» è ancora in carica. Ma adesso, in Campidoglio, il problema per molti inizia a essere Esposito. Spiega un assessore di peso, che vuole l'anonimato («altrimenti litiga anche con me»): «Qui non stiamo in Senato, non può pensare di fare il battitore libero». E già spunta l'idea di un cambio appena iniziato il Giubileo. Esposito di queste faccende non sembra preoccupato, ha la mente all'inchiesta di Torino su Tav infiltrazioni della criminalità che lo tira in ballo. E spiega: «Roma ha bisogno di interventi strutturali, io sono arrivato per questo, per mettere in campo provvedimenti spesso impopolari. Se non si riesce in questo, io sono del tutto inutile, perché ci sono persone molto più brave di me a gestire l'ordinario».