Rifiuti, Valle Galeria più pulita
non avrà l'ecodistretto

Rifiuti, Valle Galeria più pulita non avrà l'ecodistretto
di Mauro Evangelisti
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Domenica 27 Luglio 2014, 13:22 - Ultimo aggiornamento: 28 Luglio, 01:01
Valle Galeria pu tirare un sospiro di sollievo: l’eco distretto per la lavorazione dei rifiuti inizialmente previsto a Ponte Malnome, zona di Malagrotta, non si far.

Certo, resta il peso degli impianti industriali, dei Tmb e dell’inceneritore dei rifiuti ospedalieri, però questo ulteriore peso non sarà sopportato dagli abitanti di Valle Galeria. Lo conferma l’assessore all’Ambiente, Estella Marino: «Premesso che l’impatto ambientale degli eco distretti è assai limitato perché vi saranno lavorati solo rifiuti differenziati, pensiamo che per la Valle Galeria oggi siano prioritari il capping di Malagrotta e la riqualificazione dell’area. Cercheremo zone differenti».



INVESTIMENTI

Per ora una certezza c’è: uno dei quattro eco distretti previsti dal Campidoglio e dall’Ama, con un investimento complessivo di 200 milioni di euro, sorgerà a Rocca Cencia, dove già ci sono il Tmb (impianto di trattamento meccanico biologico) e i tritovagliatori. Cosa significa eco distretto? Significa realizzare un complesso industriale con alcuni macchinari che lavorano i materiali della differenziata. «Ad esempio quello che divide alluminio, plastica e vetro che finiscono, in alcune aree di Roma, in un unico contenitore - spiega Estella Marino - Oggi è un compito che affidiamo ai privati, in futuro potrà farlo l’Ama». Ma l’impianto di cui Roma ha più necessità è quello di compostaggio anaerobico con la produzione di biogas. In sintesi: la parte umida della differenziata oggi, per quattro quinti, viene portata (con costi elevati) in Veneto, perché in provincia di Roma c’è solo un impianto, a Maccarese. Bene, negli eco distretti potranno essere realizzati questi impianti, per rendere Roma vicina all’autosufficienza. Quando sarà pronto il primo eco distretto? L’assessore non si sbilancia sui tempi, ma in teoria entro due anni. Per gli altri tre bisogna individuare le aree, non è escluso che possano essere trovate anche oltre il territorio del Comune, entro i confini della città metropolitana. E qui si arriva alla regina di tutte le domande: dove si farà la discarica di servizio? Il tempo per individuarla non è molto, poiché il contratto per il trasferimento dei rifiuti in altre regioni scade tra un anno e mezzo. In teoria, per allora, Roma dovrà avere la discarica. Sarà - o sarebbe - comunque molto più piccola di quella che stavano cercando prima il prefetto Pecoraro, poi il prefetto Sottile, perché comunque ci andrà solo una parte di quanto esce dagli impianti di trattamento. Su 100 tonnellate di rifiuti, oggi 40 passano dai canali della differenziata; le altre 60 vanno negli impianti di trattamento, ma di questi circa 20 tonnellate diventano cdr, con destinazione termovalorizzatori. Quel che resta, diminuito in volumetria dopo la lavorazione, va in discarica, all’incirca 20-30 delle 100 tonnellate iniziali. Non solo: visto che la differenziata sta aumentando, se nel 2015 saremo al 50 per cento e nel 2016 al 60, la fetta di scarti che va in discarica si assottiglia.



SITO

Va bene, ma dove si farà la discarica? «Davvero ancora non lo sappiamo», taglia corto l’assessore Marino, che ha chiesto agli uffici, in collaborazione con la Provincia, di incrociare tutti i dati scientifici - vincoli, distanza dalle case, rischi idrogeologici - per capire quali aree vi siano con le caratteristiche necessarie. Qualche consigliere regionale del Pd però ha frenato sull’idea di guardare oltre i confini comunali. «In linea di principio è giusto - commenta l’assessore - ma nel territorio di Roma, a causa della forte antropizzazione, potrebbero non esserci aree». In realtà esiste un’altra scelta, per quanto non virtuosa. Tenendo conto che la quantità di scarti da portare in discarica sarà sempre più esigua, valutando costi e benefici: continuare l’«esportazione».