Regione, i tagli salgono a 750 milioni. Zingaretti: scure sugli sprechi ma non sui servizi

Regione, i tagli salgono a 750 milioni. Zingaretti: scure sugli sprechi ma non sui servizi
di Mauro Evangelisti
3 Minuti di Lettura
Domenica 26 Ottobre 2014, 05:54 - Ultimo aggiornamento: 12:42
Il conto dei tagli alle risorse trasferite dallo Stato alla Regione Lazio è più alto della valutazione iniziale: dopo il varo della manovra del governo, che riduce di 4 miliardi i fondi per le regioni, si era detto che il Lazio avrebbe perso 400 milioni. Ma giovedì sera, al Salone del Gusto del Torino, parlando nello stand dei prodotti agroalimentari laziali, Nicola Zingaretti ha scosso la testa e spiegato: «No, potremmo perdere molto di più, fino a 750 milioni di euro».



CONFRONTO

Zingaretti ha usato il condizionale perché la trattativa tra i governatori e Palazzo Chigi è cominciata: c'è la speranza di arrivare a una soluzione meno onerosa, sia pure a saldi invariati. E ieri mattina, in un incontro pubblico a Viterbo, il presidente della Regione ha confermato: «Oggi il Lazio è un modello di buone pratiche amministrative, abbiamo tagliato gli sprechi e risanato il bilancio, rimborsato i 22 miliardi di debiti che abbiamo trovato, il che significa che ogni primo gennaio paghiamo 1.250 milioni di euro di rata del mutuo, e sarà così per trent'anni. Penso si possa ancora tagliare sprechi, ma non servizi. Certo, non ho gradito verificare che dobbiamo dare 7-800 milioni di euro al governo». Tra i rischi sgraditi c'è quello di non poter evitare lo scatto di un altro punto dell'aliquota Irpef previsto il prossimo anno. In sintesi: il Lazio - secondo Zingaretti - sta facendo la sua parte sulla spending review tanto che nel biennio 2014-2015 taglierà un miliardo di euro di sprechi, però questa nuova decurtazione di 750 milioni rischia di avere contraccolpi.



Da chiarire: la parte che riguarda direttamente la manovra del governo è 400 milioni, ma nel conto vanno messi gli effetti dei provvedimenti dei due governi precedenti (Monti e Letta) e della riduzione della base imponibile dell'Irap. Sulla necessità di razionalizzare la spesa Zingaretti non ha dubbi («il Lazio è una Regione che aveva molto da farsi perdonare, in passato, fino a poco tempo fa, c'era stato un saccheggio di risorse pubbliche»). Sa che nel buco nero della sanità c'è ancora molto da fare non in termini di tagli dei servizio, ma nell'eliminazione degli abusi, che non sono solo la siringa che in una Asl costa 10 e nell'altra 100. C'è anche, ad esempio, il fenomeno delle dosi di farmaci che scompaiono nei meandri delle corsie, dove magari da una confezione da venti compresse, se ne usano 3 e le altre finiscono nei mercati paralleli. «Vedrete dalla diffusione delle monodosi e dal magazzino unico regionale delle forniture sanitarie digitali arriveranno risparmi». Nell'incontro pubblico di Viterbo Zingaretti ha messo in fila anche due concetti. Il primo, sulla gestione fallimentare dell'acqua da parte di Arsial: «A breve chiuderemo la vicenda della rete idrica inquinata all'arsenico in questa provincia, era stata gestita con elementi strutturali medievali. Stiamo parlando di 8-900 milioni di euro di investimenti, come in Toscana, dove stanno unendo tutta la gestione idrica regionale in un'unica agenzia. Sono nervoso, sul tema, perché la rivoluzione dell'acqua in Toscana la sta facendo l'Acea, come anche in Umbria, e noi siamo in una parcellizzazione delle competenze da medioevo»; il secondo: conferma che si ricandiderà a presidente del Lazio, «spero di essere il primo presidente della Regione Lazio che ce la fa a essere rieletto».