Permessi Ztl, truffa da 2.000 falsi. Nell'ufficio del vicecomandante ​dei vigili tutti sapevano

Permessi Ztl, truffa da 2.000 falsi. Nell'ufficio del vicecomandante ​dei vigili tutti sapevano
di Michela Allegri
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Giovedì 31 Luglio 2014, 08:47 - Ultimo aggiornamento: 1 Agosto, 10:28

l giro d'affari gestito da Claudio Coppola, ex vicecomandante del II gruppo della Municipale specializzato nel procurare permessi Ztl irregolari, non era passato inosservato: tutti sapevano che il vigile svolgeva un'attività parallela, in orario di lavoro, intascando soldi in cambio di un aiuto per sveltire pratiche burocratiche.

Anche perché Coppola aveva usato ogni modo per farsi pubblicità: distribuiva biglietti da visita, sfruttava il passaparola.

E all'Agenzia per la Mobilità di Roma Capitale, dove formalmente avveniva la truffa, era considerato di casa. In molti sospettavano, ma mancavano le prove per incastrarlo. La prima svolta nell'inchiesta che oggi rischia di trascinare a processo il vigile e 60 tra imprenditori e commercianti che hanno usufruito del suo servizio e che, a seconda delle posizioni, sono accusati di falso e corruzione, è arrivata 3 anni fa. Agli atti dell'indagine del pm Laura Condemi c'è un'informativa di polizia giudiziaria che contiene il verbale che ha portato all'apertura del fascicolo. È il 9 giugno del 2011, quando una fonte che gli investigatori definiscono «confidenziale e attendibile», riferisce che «Coppola svolge da 10 anni attività di consulenza per l'ottenimento da parte di terzi dei permessi per l'accesso e la sosta al centro, percependo illeciti compensi».

PORTAFOGLIO

C'è di più: il vigile, nel corso del tempo, avrebbe accumulato un «portafoglio di 2000 clienti», continua la fonte, e avrebbe svolto l'attività in orario di servizio. Se si considera che l’ex vicecomandante, per ogni favore, si faceva pagare dai 50 ai 200 euro, si capisce che il volume d'affari, potenzialmente, era quantificabile in cifre a cinque zeri. L'inchiesta scatta in un lampo: la polizia giudiziaria sente a sommarie informazioni il dirigente dell'Agenzia per la Mobilità. «Conosciamo tutti Coppola, è un alto ufficiale - racconta il funzionario - lo sa tutto il personale, soprattutto quello addetto allo sportello del pubblico, che è composto da ragazzi giovani» e, quindi, influenzabili da una persona che riveste una funzione di spessore. «Si occupa dei permessi, si presenta in divisa». Il 14 giugno, gli investigatori acquisiscono le pratiche istruite tra l'1 gennaio 2011 e il 3 giugno dello stesso anno. Sono 164, e sono tutte relative al rilascio di pass Ztl. Le documentazioni sembrano corrette, ma balza agli occhi un'anomalia: come giustificativi per ottenere i tesserini, compaiono in modo ricorrente i nomi di alcune società dislocate in centro, 4 autorimesse, un paio locali e qualche albergo. I titolari dei parcheggi avrebbero rilasciato dichiarazioni di presenza di alcuni veicoli, mentre i gestori di bar e hotel avrebbero affermato di avere come clienti e fornitori soggetti che hanno ottenuto un lasciapassare tra i varchi.

AUTORIMESSE E LOCALI

Dai registri delle autorimesse, però, risulta che molte automobili corredate da pass e associate ai garage non sarebbero mai transitate per i parking. Un custode racconta di conoscere il vigile: «Passava spesso, chiedeva se ci fossero clienti che necessitassero del tesserino per il centro e mi lasciava i suoi biglietti da visita». Gli investigatori fanno il punto della situazione: «Coppola ha istaurato una rete di contatti e complicità» per espandere la sua attività. Il titolare di un parcheggio, attualmente indagato per falso insieme al suo socio, dice che il vigile chiedeva di tenergli da parte alcuni posti auto «per soste transitorie e saltuarie. Gli servivano dei posteggi di cortesia». Una cosa simile succedeva anche con i gestori di locali e alberghi: dalle documentazioni allegate alle richieste, risulta che i beneficiari del pass effettuavano prestazioni di lavoro in favore di aziende con sede in centro. In realtà, è emerso che molti di quei contratti non erano mai esistiti. Un imprenditore dichiara: «Con Coppola avevo un rapporto confidenziale, quando aveva bisogno del timbro della mia società io, ingenuamente, lo apponevo su fogli in bianco». In questo modo, il vigile si procurava carte intestate necessarie per produrre le dichiarazioni.

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