Spese Marino, pm valutano l'accusa di peculato e falso: lunedì atti in procura

Giuseppe Pignatone
di Michela Allegri e Sara Menafra
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Venerdì 9 Ottobre 2015, 09:39 - Ultimo aggiornamento: 12:06

Fin dal primo pomeriggio, quando il procuratore capo di Roma Giuseppe Pignatone convoca nel proprio ufficio il coordinatore dei reati contro la Pubblica amministrazione Francesco Caporale e il pm Roberto Felici, si capisce che piazzale Clodio vuole tenersi ben lontano dalle polemiche politiche. Un’ora dopo arriva il responso: accertamenti, acquisizioni di atti e persino le prime deleghe investigative sono rimandate a lunedì. Nei prossimi giorni non sarà preso nessun provvedimento se non collezionare le eventuali altre segnalazioni che dovessero arrivare negli uffici giudiziari, dopo gli esposti di Fratelli d’Italia e del Movimento Cinque Stelle.


Per chi guarda alla Procura dalla scalinata del Campidoglio, non è un segnale di pace. L’aver fissato una scadenza precisa, lunedì appunto vuol dire anche che in tempi piuttosto rapidi i magistrati sono intenzionati a muoversi. Già lunedì delegheranno il nucleo di Polizia giudiziaria della Guardia di finanza ad acquisire tutti gli scontrini giustificativi di cene e spese varie pagate con la carta di credito affidata al sindaco. Quindi, le Fiamme gialle contatteranno la Unicredit per acquisire gli estratti conto e la richiesta di aumentare il plafond della card da 10 a 50mila euro mensili, arrivata sicuramente tra luglio e settembre 2013 anche se le modalità della decisione non sono ancora state chiarite.

IPOTESI DI FALSO

Prese tutti gli atti e avviate le verifiche sarà difficile non procedere ad una iscrizione al registro degli indagati per peculato (per ora il fascicolo è un ”modello 45” senza imputazioni né indagati).

Anzi, se le indiscrezioni di questi giorni saranno confermate, la procura sta valutando di avviare accertamenti anche per il reato di falso materiale. Nell’autocertificare le sette cene sospette di cui si discute in queste ore, Marino avrebbe agito in funzione di pubblico ufficiale che presentava i ”giustificativi” di spesa nell’ambito degli obblighi previsti dalle normative sulla trasparenza di spese e compensi.

Per tutto il resto, l’inchiesta rischia di essere molto simile a quelle che lo stesso pm Felici ha istruito negli ultimi anni. Prima Augusto Minzolini, recentemente condannato in appello per l’uso della carta del Tg1, poi il senatore della Lega Nord Piergiorgio Stiffoni che ha patteggiato dopo aver spostato sul proprio conto una parte dei finanziamenti del gruppo parlamentare. In entrambi i casi, la restituzione dei soldi - annunciata anche da Marino lunedì mattina - non ha fermato né i processi né le condanne.

GLI INTERROGATORI

Difficile, invece, che il sindaco si presenti in tribunale sebbene nei primi giorni liquidasse ogni domanda con uno «spiegherò tutto ai pm». Gli inquirenti non hanno intenzione di convocarlo finché non si saranno fatti un’idea precisa della situazione e fin a ieri pomeriggio né il sindaco né i suoi legali avevano fatto pervenire richieste di incontro. Ad essere convocati potrebbero essere, piuttosto, i ristoratori che hanno servito al sindaco e ai suoi ospiti le sette cene della discordia. Alcuni di loro, contattati dai cronisti, hanno dichiarato che le cene giustificate come «istituzionali» vedevano presenti Marino e i suoi familiari. Altri non hanno voluto rispondere o hanno confermato i ”giustificativi” firmati dal sindaco. In ogni caso tutti dovranno dare la propria versione anche agli inquirenti, come pure i presunti ospiti istituzionali.

LA CORTE DEI CONTI

Lunedì, potrebbe avviare l’istruttoria anche il procuratore della corte dei conti del Lazio Raffaele De Dominicis. Giorni fa, il Movimento Cinque Stelle ha inviato un esposto anche agli uffici di viale Mazzini ipotizzando un consistente danno erariale che andrebbe ben al di là delle presunte cene fasulle ma coinvolgerebbe tutte le spese che non avevano una «stretta correlazione con le finalità istituzionali dell’amministrazione».

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