Marino, l'ira di Renzi sul sindaco: congelato il decreto per il Giubileo

Marino, l'ira di Renzi sul sindaco: congelato il decreto per il Giubileo
di Alberto Gentili
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Martedì 23 Giugno 2015, 06:01 - Ultimo aggiornamento: 08:48
Niente decreto per il Giubileo. Né oggi e probabilmente neppure in settimana. Lanciato ufficialmente l'avviso di sfratto a Ignazio Marino, Matteo Renzi adotta la tecnica del temporeggiatore nella speranza che il sindaco getti la spugna, oppure sia il “verdetto” del prefetto Franco Gabrielli sul commissariamento a fare chiarezza. «Il provvedimento è sospeso, in stand-by. Prima di vararlo sarebbe il caso che ci fosse in Campidoglio qualcosa che assomigli a una svolta...», dicono a palazzo Chigi, dove si chiedono come faccia Marino a dire di voler continuare a resistere: «Sembra un marziano, anzi qualcosa di più. Ripete di voler arrivare al 2023 perfino nel giorno in cui ha perso un assessore». Al secolo: il renziano Guido Improta, responsabile dei Trasporti.



NIENTE RIUNIONE DEL GOVERNO

A intervenire sulla materia scottante, ad appena cinque mesi dal debutto dell'Anno Santo, è stato il braccio destro del premier, Claudio De Vincenti: «Domani in Consiglio dei ministri non c'è un decreto e non è detto che sia un decreto. Di sicuro le risorse sono quelle di Roma».



Parole, quelle del sottosegretario alla presidenza del Consiglio, che chiariscono due cose. La prima: basterà la firma di Renzi a un Dpcm (decreto della presidenza del Consiglio) per ufficializzare l'assegnazione dei poteri per la gestione del Giubileo. Dunque non è necessaria alcuna riunione del governo per il battesimo di un decreto legge ad hoc.



La seconda: dal governo non arriverà alcuna risorsa aggiuntiva. I 530 milioni necessari per preparare Roma all'ondata di pellegrini, con interventi sui trasporti pubblici locali, parcheggi, traffico e accoglienza, il Campidoglio dovrà andarli a cercare nelle pieghe della gestione commissariale del debito di Roma Capitale. Senza però alcun sforamento del patto di stabilità interno. Su questo punto è stata chiara l'assessore al Bilancio, Silvia Scozzese, che nei giorni scorsi ha reagito con durezza al pressing di Marino: «Se mi costringete a forzare il Patto tolgo il disturbo».



Nessun ombra, invece, sull'assegnazione dei poteri. Come previsto, l'atto amministrativo che firmerà Renzi affiderà «il raccordo operativo» della gestione degli interventi per il Giubileo al prefetto Franco Gabrielli. Un commissariamento contro il quale Marino ha fatto fuoco e fiamme. Ma che ora si appresta a ingoiare. Conclusione: Gabrielli guiderà la macchina organizzativa e coordinerà le varie istituzioni interessate, vigilando sulla regolarità degli appalti e degli acquisti. Al sindaco invece andrà soltanto la gestione della mobilità e dei trasporti pubblici.



In questa guerra di nervi cadono le dimissioni (annunciate) dell'assessore renziano Improta. Un altro pezzo della giunta che si sbriciola e che, secondo i piani del premier, dovrà spingere Marino ad alzare bandiera bianca o a «dare una bella sterzata». Perché come ripete Renzi, tornato nel ruolo di rottamatore dopo i brutti risultati elettorali del Pd, «non basta essere onesti, bisogna dimostrare di saper governare la città».



LA STRATEGIA RENZIANA

L'obiettivo del premier segretario è ormai chiaro. Ed è quello di portare Roma alle elezioni in primavera prossima, insieme a Milano, Napoli, Genova, Torino, Bologna. E contemporaneamente svolgere il referendum confermativo della riforma costituzionale: nella strategia di Renzi un vero e proprio plebiscito con cui rilanciare in vista del voto nazionale del 2018.



Il punto di svolta, se la situazione non precipiterà nei prossimi giorni, sarà la relazione di Franco Gabrielli attesa entro metà luglio. Quando il prefetto di Roma dirà, urbi et orbi, se il Campidoglio dovrà essere liberato da Marino e affidato a un commissario sull'onda dell'inchiesta su Mafia Capitale. Un epilogo che Renzi però vorrebbe evitare, in quanto ritiene che uno scioglimento del Consiglio comunale per infiltrazioni mafiose sarebbe uno smacco per l'intero Paese. Meglio, molto meglio, un gesto spontaneo di Marino, «un bel passo indietro se non ci saranno novità significative».



In tutto questo Matteo Orfini, il commissario romano del Pd finito proprio ieri sotto scorta a causa di minacce, fa il pompiere: «Non ci sono rischi di paralisi, faremo un grande Giubileo». Ma Roberto Speranza, della minoranza dem, chiede a Renzi «di fare chiarezza, non possiamo dare il senso di tenere Marino a bagnomaria». Appunto.