Marino: basta con le delegittimazioni, ho chiuso le porte al malaffare

Marino: basta con le delegittimazioni, ho chiuso le porte al malaffare
di Ignazio R. Marino
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Sabato 21 Novembre 2015, 09:14 - Ultimo aggiornamento: 8 Novembre, 11:08
Caro Direttore, e cari cittadini, con la mia rimozione da sindaco, per opera di una maggioranza diversa da quella di centrosinistra che vinse le elezioni, si è messo fine a 28 mesi di contrasto democratico e amministrativo al dilagare della criminalità organizzata nella nostra città. Respingo quindi qualsiasi tentativo, da parte di chiunque, di screditare un'Amministrazione che fin da subito ha chiuso le porte al malaffare, le ha aperte alla Magistratura penale e contabile ed ha avviato riforme decise e coraggiose per riportare la Capitale d'Italia, ai limiti del collasso finanziario e morale, sulla strada virtuosa del risanamento e della rinascita.



Quando, nel giugno 2013, fui eletto sindaco, avevo la certezza che la nostra città fosse inquinata dal malaffare. Giorno dopo giorno mi resi conto che la situazione era ancora più preoccupante. Per cominciare, ordinai un'immediata verifica contabile della gestione precedente, scoprendo che la nostra città aveva un buco di 816 milioni di euro. Scrissi immediatamente all'allora presidente del Consiglio, Enrico Letta, e concordai con l'allora Ministro dell'Economia, Fabrizio Saccomanni, l'avvio di una verifica contabile urgente. In seguito a questa mia richiesta arrivarono in Campidoglio gli ispettori della Guardia di Finanza, che fecero emergere una serie impressionante di gravi anomalie. Di fronte a questa situazione, lavorammo perché cessassero le cause di dissesto finanziario e inviammo diversi atti e informazioni alla Procura della Repubblica perché ne verificasse le eventuali rilevanze penali. Decidemmo di intervenire sui quadri dirigenziali del Comune, dove, nonostante i moltissimi dirigenti onesti, la corruzione aveva trovato terreno fertile.



Allontanammo 36 dirigenti e avviammo la rotazione dei dipendenti. Decidemmo di riformare radicalmente le procedure per gli appalti, introducendo il sorteggio per le commissioni giudicatrici, aumentando il numero e la qualità delle imprese invitate alle gare, eliminando gli appalti integrati, le discutibili procedure di somma urgenza, le proroghe, i rinnovi, e affidando a una centrale unica l'acquisizione di beni, servizi e lavori di manutenzione. Intervenimmo, già nell'estate del 2013, sul rapporto fra il Comune e le società municipalizzate, mettendo fine a doppi incarichi e poltronifici, che favorivano la formazione di veri centri di potere clientelare per le correnti dei partiti. Pretendemmo la rimozione di potenti ma inadeguati manager (alcuni di questi poi vennero arrestati) e revocammo o riducemmo drasticamente interi consigli di amministrazione. Nei primi cento giorni chiudemmo la discarica di Malagrotta, aperta da quasi 50 anni, fermammo la cementificazione dell'agro romano e bloccammo lo spreco dei “residence” a spese del Comune.



Dal punto di vista dell'azione quotidiana sul territorio, combattemmo da subito fenomeni come: tavolini selvaggi, occupazione abusiva del suolo pubblico, commercio abusivo, cartelloni, camion bar, e a Ostia riaprimmo l'accesso pubblico al mare di Roma. Stimolammo la partecipazione diretta dei cittadini alla lotta per la legalità, mettendo i dati delle gare sul sito web del Comune e dando a tutti la possibilità di segnalare irregolarità. Caro direttore, care romane e romani, potrei andare avanti a lungo, non per incensare la nostra Giunta, ma per difendere e rivendicare un'azione decisa che la nostra Amministrazione ha messo in campo e che, pur troncata brutalmente a metà mandato, ha determinato una discontinuità netta, che non permetterò a nessuno di confutare né di mistificare.