Mafia capitale, tangenti e appalti: intervista del Financial Times a Virman Cusenza

Mafia capitale, tangenti e appalti: intervista del Financial Times a Virman Cusenza
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Martedì 30 Giugno 2015, 13:00 - Ultimo aggiornamento: 2 Luglio, 21:05
Quando Ignazio Marino, medico chirurgo specializzato in trapianti di fegato, che ha trascorso metà della sua vita negli Stati Uniti, è diventato sindaco di Roma nel 2013, è stato soprannominato il "marziano", in riferimento al suo status di outsider atterrato nella Città Eterna con la missione di ripulire la politica locale.



Ma due anni dopo, proprio mentre Roma sta organizzando la candidatura ai Giochi Olimpici 2024 e si prepara a ospitare milioni di pellegrini per uno speciale anno giubilare indetto da Papa Francesco, il sindaco Marino sta combattendo per la sua sopravvivenza politica.



Sotto il peso di un grande scandalo di corruzione, che ha coinvolto l'amministrazione della città, dallo scorso mese di dicembre Marino si trova ad affrontare una forte pressione a dimettersi dopo aver perso la fiducia di Matteo Renzi, primo ministro italiano e segretario del partito democratico di centro-sinistra, lo stesso del sindaco Marino.



Lo stesso Marino non è stato coinvolto in quella che i pubblici ministeri romani hanno ribattezzato "Mafia Capitale", una travolgente rete criminale bipartisan che - secondo l’accusa - avrebbe usato profonde connessioni all'interno dell'amministrazione della città per appropriarsi di milioni di euro attraverso il ”controllo” di appalti pubblici, dai trasporti alla raccolta dei rifiuti, ai centri di accoglienza dei migranti. In realtà il sindaco ha anche incoraggiato i pubblici ministeri a proseguire nell’inchiesta.



Ma nonostante questo è accusato di aver ignorato il livello di corruzione che dilagava sotto la sua Amministrazione. "Forse non avrà saputo cosa stava succedendo, ma in politica è anche importante capire che cosa sta accadendo nel proprio ambiente", dice intervistato dal Financial Times Virman Cusenza, direttore de Il Messaggero, il primo quotidiano romano. "Si può chiamare ingenuità, o mancanza di controllo, ma è chiaro che questo scandalo lo ha travolto e ha messo in evidenza la sua debolezza politica", aggiunge.



Le difficoltà che sta attraversando il sindaco Marino sono il segno dell’evidente incapacità dell’Italia a contrastare la corruzione e la criminalità organizzata, in un momento in cui la terza più grande economia dell’Eurozona sta finalmente mostrando segni di ripresa dopo anni di stagnazione e recessione. Molti economisti ritengono che gli alti livelli di corruzione sono tra gli impedimenti struttutrali più grandi alle prospettive di crescita dell'Italia.



Le difficoltà che sta vivendo Roma si sono rivelate un problema anche per il premier Renzi, che sta provando a mantenere la sua agenda riformista per l'intero Paese di fronte alla caduta nei sondaggi mettendo in chiaro che la sua pazienza con il sindaco Marino sta finendo.



"Se è in grado di governare, governi. Altrimenti vada a casa - ha detto Renzi recentemente - Non si può solo essere onesti, si deve essere anche capaci".



Finora Marino ha insistito sul fatto che non ha motivo di dimettersi, chiedendo di essere giudicato alla fine del suo mandato sostenendo che ha intenzione di rimanere in carica fino al 2023. Il suo ufficio non ha risposto a una richiesta di commento.



Eppure al sindaco Marino sono rimasti pochi alleati a difenderlo. Molti a Roma dicono che ha fatto poco per affrontare i maggiori problemi che affliggono la città, percepita da molti dei suoi abitanti sempre più sporca, disorganizzata e decadente.



"Negli ultimi anni Roma è sentita più come un souk Medio Orientale che una grande capitale europea, e questo è ciò che fa arrabbiare i romani", dice il direttore Virman Cusenza.



Il premier Renzi può difficilmente permettersi un sindaco di Rima che lo esponga ai costanti attacchi degli oppositori politici di destra come Forza Italia e dai populisti del Movimento 5 Stelle.