Gabrielli, l'uomo della Concordia per raddrizzare Roma

Franco Gabrielli
di Simone Canettieri
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Venerdì 28 Agosto 2015, 06:18 - Ultimo aggiornamento: 09:07
Chi lo conosce sa che la nuova missione non lo spaventa: «Franco ha fatto di peggio nella sua vita: ha raddrizzato una nave di 114mila tonnellate, lunga 300 metri». Per Gabrielli la nuova Concordia da tirar su si chiama Roma. Solo che questa volta gli «strumenti» per rimettere in asse la barca sono ancora tutti da costruire dal punto di vista giuridico. In compenso soffia una bufera politica da cento nodo. Di sicuro la vicenda dei «super poteri» lo fa sorridere. E da buon toscano con la battuta sempre in canna non ha potuto esimersi dal commentarla con il suo staff: «Se non mi sbaglio Super Pippo, mangiava le arachidi...». La faccenda, scherzi a parte, è tremendamente seria.



IL SUMMIT

E ieri i vertici di Palazzo Chigi lo hanno in qualche senso rincuorato sul percorso da compiere. Che sarà delineato nelle prossime ore. L'ex capo della Protezione civile ha già in mente una road map chiara: massimo rigore nel ruolo di supervisore del Comune, ma nessuna sovrapposizione con il sindaco Marino. Non sarà né la sua balia, né il suo tutore. «Come sempre applicherò le leggi».



I due, almeno fino a oggi, hanno un «ottimo rapporto». Non a caso raccontano che l'arrivo di Gabrielli a Palazzo Valentini il 2 aprile scorso, al posto del poco amato Giuseppe Pecoraro, sia stato caldeggiato anche da «Ignazio». Ieri i due si sono sentiti, dopo il consiglio dei ministri, per fare il punto. I rapporti personali dunque al momento reggono. Gabrielli nella sua carriera ha sempre ripetuto questo mantra: «Sono un uomo dello Stato, voglio rimanere fuori dalla politica».

Ora è un po' più difficile. Forza Italia, per dirne una, lo attacca dalla mattina alla sera. Il senatore Maurizio Gasparri si è quasi specializzato nel «tiro a Gabrielli». In maniera un po' confusionale e pasticciata ne avrà già chiesto le dimissioni una dozzina di volta. Il «bersaglio mobile» sorride, incassa e guarda avanti. E così farà anche questa volta. Ecco perché poco si cura dell'etichetta che gli hanno appiccicato: «Sei l'uomo di Renzi». Anche se, come raccontano i retroscena, mesi fa durante i picchi di gelo tra Governo e Comune, proprio il prefetto disse «no» all'ardita ipotesi del premier: «Sfiducio Marino, fai il commissario per 12 mesi, poi ti candido sindaco di Roma con il Pd».



La risposta, secondo le ricostruzioni circolate a Palazzo Chigi, fu sempre la stessa: «Mi spiace, presidente, ma io sono un funzionario dello Stato: la politica per me è un ricordo di gioventù». Quando «Franchino, sempre con un impermeabile nero - ricorda un parlamentare del Pd, ex Margherita - frequentava con noi la sinistra Dc, era amico di Lusetti, partecipava alle riunioni, ma poi aveva sempre quella fissa: voglio fare il poliziotto».



GLI OBIETTIVI

E tra poco quel sogno potrebbe coronarsi ai massimi livelli: a giugno 2016 si decide il nuovo capo della Polizia. Tutti fanno la corsa su di lui, dietro a certi attacchi politici c'è anche questa partita. Ma prima c'è la Capitale.



Da ieri Gabrielli è il dominus di Roma: deve bonificare il Campidoglio e soprattutto coordinare il Giubileo. Un evento per il quale i ritardo è il peggior nemico. Il prefetto vigilerà, anche in questo caso, su lavori e servizi sanitari, organizzazione e forze di sicurezza. Il premier tiene molto a questo appuntamento. Sa che «vale come quattro Expo». Sa che qualsiasi sbavatura potrebbe avere un'eco mondiale con 33 milioni di pellegrini previsti durante l'Anno Santo straordinario. Altro che i funerali del boss Vittorio Casamonica. Incidente tecnico (clamoroso) che ha sbattuto ancora una volta Gabrielli nei pastoni delle dichiarazioni politiche, con la consueta richiesta di dimissioni da parte del centrodestra, sponda forzista. Le esequie show del boss sono state la dimostrazione del metodo usato dal prefetto: pubblicamente ha difeso la squadra, spiegando che la «falla nel sistema» aveva tante colpe, in privato ha strigliato i vertici delle forze dell'ordine e della questura all'insegna «del mai più», precisando che intanto non sarebbero rotolate teste. («Se mai sarà, la prima sarà la mia»). Un approccio democristiano? Può essere. Ma di sicuro non all'insegna dello scaricabarile.



Adesso la sfida è diversa: si tratta di mettere in sicurezza e di far funzionare una macchina amministrativa rosicchiata da Mafia Capitale e ora poggiata su un fianco. Una nuova Concordia, appunto. Ecco perché Renzi lo ha scelto, proprio perché il personaggio ha la fama di «essere uno molto operativo». E di rompere così la narrazione del burocrate che coordina gli uffici territoriali del Governo in doppiopetto grigio e fazzoletto bianco nel taschino. Da cui ora più che altro deve spuntare una formula magica: bonificare Roma, fare il sindaco ombra, senza oscurare ancora di più Marino. Sapendo che c'è un'alba: giugno 2016.