Il passaggio è molto delicato perché ha una serie di «variabili impazzite». Ma i consiglieri del Pd - o meglio i “reduci” dalle inchieste e i nuovi entrati - hanno in mente di giocarsi il tutto per tutto per «non rimaner schiacciati nello scontro tra il sindaco Marino e il premier Renzi». Il piano è questo: quando il prefetto Franco Gabrielli avrà presentato la relazione sul Comune ai tempi di Mafia Capitale (che non dovrebbe portare verso lo scioglimento), il gruppo capitolino del Pd metterà nero su bianco un documento «dirompente». In sintesi: i consiglieri Pd si rivolgeranno a Marino e a Renzi dicendo che «ok, siamo pronti ad andare avanti a patto che scatti una fase due programmatica».
LA SVOLTA
Altrimenti? Altrimenti il gruppo dem rimetterà nelle mani del premier e segretario del Nazareno il proprio mandato in Aula Giulio Cesare. Ergo le dimissioni di massa. Un modo per uscire dal cul de sac in cui si è ficcata l'intera amministrazione.
Per via delle famose variabili impazzite: la prima è legata alla reazione del sindaco davanti a quello che potrebbe essere letto come un vero e proprio ultimatum. La seconda riguarda le mosse di Renzi davanti a questa scelta così dirompente. Di sicuro il gruppo Pd sa che ora serve «la fase del movimento». Domenica sera del palco della Festa dell'Unità il capogruppo dem Fabrizio Panecaldo, il nuovo mister Wolf del Campidoglio, ha detto testuale: «Nelle prossime settimane il gruppo consiliare del Pd farà qualcosa, ci metteremo al centro della discussione. Vogliamo continuare ad andare avanti e ci metteremo in gioco tutti quanti». L'intenzione è quella di riunirsi per elaborare una proposta per uscire dall'impasse dell'essere stretti tra due fuochi. Una proposta, dunque, «che vada a bene sia a Marino che a Renzi». Variabili impazzite a parte.