Case ai rom, è bufera. Il Comune: la Ue chiede la chiusura dei campi

Case ai rom, è bufera. Il Comune: la Ue chiede la chiusura dei campi
di Simone Canettieri
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Lunedì 24 Novembre 2014, 06:13 - Ultimo aggiornamento: 17:48

«Ce lo chiede l'Europa». Il sindaco Ignazio Marino lo ha fatto capire giovedì sera, ospite ad Announo su La7, quando ha annunciato la chiusura dei campi nomadi e l'idea, consequenziale, di mettere a disposizione dei rom («in regola e nella legalità») gli immobili comunali abbandonati.

E in queste ore, mentre impazza la bufera in Campidoglio con la destra che accusa il chirurgo dem di pensare prima a «loro» invece che ai romani senza casa, il sindaco cerca di cristallizzare la situazione. Con una «narrazione» che parte da Bruxelles.

La chiusura dei campi, fanno notare da Palazzo Senatorio, «è un obiettivo fissato dalla Commissione europea e recepito nel 2012 dal Governo con la strategia nazionale di inclusione delle comunità rom, sinti e caminanti».

In poche parole: la Ue è per le eliminazione di queste strutture perché «limitano gravemente i diritti fondamentali degli interessati, isolandoli completamente dal mondo circostante e privandoli di adeguate possibilità di occupazione e istruzione».

IL TIMORE

L'ultimo altolà è recente: lo scorso 4 novembre la Commissione per i diritti dell'uomo ha scritto al governo italiano minacciando una procedura d'infrazione per via «delle politiche abitative segregative» nei confronti di queste popolazioni.

E in particolare ha chiesto informazioni aggiuntive sulle condizioni di vita alla Barbuta, tra Roma e Ciampino. Uno dei tanti centri sparsi nella Capitale.

Il sindaco dunque si muove nel rispetto di queste indicazioni «superiori», cercando di schivare le polemiche. «Al di là di un giudizio personale sulla vita in questi ghetti, le nostre decisioni non possono non partire dai segnali incontrovertibili che arrivano dalla Ue», è il ragionamento che si fa in Campidoglio da quando Marino ha deciso di accelerare. Il dossier sarà gestito dal prossimo responsabile dei Servizi sociali, da chi cioè prenderà il posto di Rita Cutini, assessore dato ormai in uscita da tutti i bookmaker. «Vogliamo allinearci al resto d'Europa, rispettando così il lavoro della Commissione», continuano a ripetere in Comune.

GLI IMMOBILI

La premessa non è di secondaria importanza. Il rischio boomerang, anche dal punto di vista comunicativo, è dietro l'angolo. D'altronde la spinta del sindaco ha spiazzato la maggioranza e ha provocato la levata di scudi prevedibile del centrodestra (il più forte è stato Gianni Alemanno: «Così si incrementano i flussi normadi nella Capitale»).

Mettere a disposizione delle famiglie rom le case del Comune significa recuperare edifici abbandonati. «Faranno autocostruzione», ha specificato Marino in televisione. Insomma, nulla a che vedere con i posti e le graduatorie negli alloggi popolari. Ma il tema rimane scivoloso: la situazione esplosiva delle periferie romane non permette passi falsi e corsie preferenziali. Il primo superamento dei campi partirà proprio da Tor Sapienza. Dopo le proteste violente di dieci giorni fa il Campidoglio si è impegnato con i residenti a chiudere il ”Salviati 2”, l'insediamento abusivo sorto affianco al campo tollerato.

«Modelli nati negli anni Novanta prima con Rutelli, poi con Veltroni - sostiene Marino - che vanno superati». E quindi chiusi. Stando ben attenti a non farsi esplodere il dossier tra le mani. La road map sembra ormai segnata e scatterà dopo il rimpasto di giunta: iniziare con le prime chiusure delle strutture, partire intanto con una ricognizione degli immobili abbandonati pronti a essere utilizzati e infine procedere con le prime assegnazioni. Un'operazione dal profondo impatto sull'opinione pubblica, che rientra nel pacchetto diritti (più dei matrimoni gay, delle unioni civili e del testamento biologico). Marino vuole portarla a termine. E non solo perché glielo chiede l'Europa.