Cartelloni, slitta il voto per l’approvazione delle delibere sugli impianti pubblicitari. Le imprese: «Aspettiamo un piano da vent’anni»

Cartelloni, slitta il voto per l’approvazione delle delibere sugli impianti pubblicitari. Le imprese: «Aspettiamo un piano da vent’anni»
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Martedì 10 Giugno 2014, 16:53 - Ultimo aggiornamento: 11 Giugno, 17:03
Rinviato a luned prossimo il voto per l'approvazione in commissione Commercio delle due delibere sugli impianti pubblicitari, il Prip (59/2014) e il regolamento (61/2014), collegate al bilancio come propedeutiche.

Dopo la riunione di oggi con l'assessore a Roma produttiva, Marta Leonori, che ha illustrato i testi usciti dalla Giunta ai numerosi comitati, associazioni e rappresentanti di imprese di settore presenti (Aipe, Moretti srl, Cosmo pubblicità, Anacs, Clear chamnnel), il presidente della commissione commercio, Orlando Corsetti ha deciso di far slittare il voto di approvazione su prip e regolamento, così da mettere a punto gli emendamenti di commissione sul Piano e permettere un incontro con l'Avvocatura per elaborare un regolamento al riparo da contenziosi.



«Vorremmo arrivare a votare entrambe le delibere lunedì, per dare una svolta alla situazione attuale degli impianti pubblicitari che trova la contrapposizione di tutti noi e che vogliamo venga governata in maniera completamente diversa, e per questo c'è bisogno di un piano regolatore che dia gli indirizzi», ha spiegato Corsetti.



L'iter, dopo il parere della Commercio, prevede l'espressione delle commissioni Municipi e poi il voto in Assemblea capitolina: «I provvedimenti potranno essere emendati anche in Aula, ma io vorrei dare da subito un indirizzo politico in modo da fornire al Consiglio uno strumento per deliberare nel modo più velocemente possibile». Da qui gli emendamenti proposti dal presidente, che verranno messi nero su bianco e portati in commissione lunedì per l'approvazione.



Per quanto riguarda la delibera 59, le proposte sono di inserire nel Piano anche gli impianti delle stazioni Fs (art. 6) e anche di modificare l'accorpamento dei Municipi nella realizzazione dei piani di localizzazione, chiedendo di stilarne 15, uno per ogni territorio, e non 7 come previsto dalla Giunta, perché, ha spiegato Corsetti, «i singoli Consigli municipali hanno maggiormente il polso della situazione del territorio».



Il punto principale, però, riguarda le modifiche al regolamento: il presidente ha preparato un emendamento per vietare le deroghe per gli appalti su bike sharing e arredo urbano, prevedendo quindi un certo numero di impianti di “serieA” (a livello di appetibilità commerciale) e altrettanti di serie B e C esattamente come tutti gli altri bandi «per non diminuire l'appeal delle altre gare», aggiungendo anche per questi un passaggio finale in Assemblea capitolina oltre a quello in Giunta ora previsto dalla delibera. Sui contenziosi, infine, ha concluso Corsetti, «organizzeremo subito un incontro con l'Avvocatura (l'assessore Leonori si è già dichiarato disponibile, ndr) per garantire all'amministrazione di non andare incontro a sconfitte in Tribunale che porterebbero alla doppia beffa di interrompere l'iter e di dover anche risarcire dei danni».



L’assessore Leonori: «Prip e regolamento non scindibili dal bilancio». «Il Prip e il regolamento non sono scindibili dal bilancio, primo perché si allungherebbero ulteriormente i tempi, secondo perché anche se i 30 milioni di introiti previsti non sono stati iscritti nel previsionale di quest'anno hanno comunque un forte impatto sul bilancio pluriennale». Lo ha detto l'assessore a Roma produttiva, Marta Leonori, che stamattina ha partecipato alla commissione Commercio. Il nuovo Prip messo a punto dalla Giunta, rispetto al precedente dimezza la superficie totale stimata da circa 200mila a 138mila metri quadri, prevedendo però un raddoppio degli introiti, che passerebbero da 14,8 a 30 milioni di euro.



Questo perché, ha spiegato Leonori: «Gli impianti ora pagano solo il Cip, il canone d'imposta pubblicitaria, ma con le gare pubbliche quando si metteranno a gara i lotti oltre al Cip, che ha un tetto massimo, verranno previsti anche i servizi e un canone di concessione». Per quanto riguarda la superficie «138mila metri quadri è quella massima, mentre quella effettiva verrà individuata con i piani di localizzazione, che saranno analizzati dai municipi». Per quanto riguarda i lotti di bike sharing e arredo urbano, ha detto l'assessore, «Abbiamo inserito insieme a Improta una deroga per sperimentare nuove iniziative snza rifarci a modelli fallimentari o improponibili da noi, come Milano o Londra, per arrivare alla definizione di un modello Roma messo a punto proprio per la nostra città».



Nonostante questo, però, «le delibere sono state sottoposte ai Municipi e stanno già arrivando suggerimenti, quelli usciti dalla Giunta non sono testi blindati». Poi in merito alle preoccupazioni espresse dalle imprese presenti oggi in commissione, Leonori ha assicurato di non aver «Mai detto di voler mandare le ditte a casa e il nostro lavoro non è fatto perché ci sono troppe aziende. A Roma abbiamo 400 società che ruotano intorno agli impianti pubblicitari, anche se quelle che ne fanno il proprio core business sono molte di meno, ma noi non possiamo disegnare il futuro della città sul numero di società presenti al momento sul territorio. Detto questo, nessuno qui vuole creare nuova disoccupazione».



L’associazione delle imprese: «Improbabile un introito di 30 milioni». «Il Prip messo a punto dalla Giunta capitolina - spiega il presidente di AIPE, Daniela Aga Rossi - prevede per tutti mezzi pubblicitari un totale di superficie di 138mila metri quadri. L’esame della cartografia ha evidenziato che la composizione dei mq per strada di questi 138.000 sono risultati “mal collocati”. Troppi metri quadri su strade non commercialmente appetibili, nessun mq su strade periferiche non vincolate ma commercialmente appetibili.



La sperimentazione da noi effettuato con la Clear Channel ha evidenziato che sulle strade campione neppure la metà dei metri quadri previsti è localizzabile. Verosimilmente con le attuali norme se ne possono posizionare 50-60mila, e non è detto che siano commercialmente appetibili».



L'AIPE ritiene perciò improbabile arrivare all'introito di 30 milioni di euro previsto dall'amministrazione, anche perché, specifica Aga Rossi, «Milano con 150mila metri quadri incassa 9 milioni all'anno più i servizi. Come farebbe Roma a ottenere quasi quattro volte quell'incasso con una superficie (quella stimata dall'associazione) di tre volte inferiore?».



I problemi principali del PRIP, per il presidente dell’AIPE, sono «la presenza di strade su cui sono previsti metri quadri che non sono appetibili, mentre mancano molte strade anche periferiche che sono appetibili commercialmente, assenti non per vincoli paesaggistici, ma per il legame del Regolamento con il Pgtu del 1999, poi modificato nel 2005». Proprio per questo motivo, ha sottolineato Daniela Aga Rossi, «visto che aspettiamo il piano da 20 anni chiediamo che venga approvato in modo che anche le concessionarie virtuose possano ritenere appetibile una gara e che l'amministrazione possa introitare».



AIPE chiede di: «eliminare la deroga per il bike sharing, l’arredo e i progetti speciali che taglierebbe fuori tutti tranne le multinazionali e vanificherebbe l’agognata pianificazione, aggiornare il Prip e il regolamento sia alla modifica del Codice della strada del 2010 che a criteri non solo legati al PGTU ma al decoro e a valorizzare l’esposizione pubblicitaria». Insomma, ha concluso la presidente dell’associazione, «noi siamo i primi a volere meno impianti ma più belli, e lo aspettiamo da anni».
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