Aung San Suu Kyi cittadina di Roma: è un onore

Aung San Suu Kyi con Marino (foto Mauro Scrobogna - LaPresse)
di Alice Martinelli
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Domenica 27 Ottobre 2013, 19:36 - Ultimo aggiornamento: 28 Ottobre, 13:03

Il premio Nobel per la Pace Aung San Suu Kyi, dopo quasi 20 anni di attesa, ha ricevuto la cittadinanza onoraria romana con una cerimonia in Campidoglio. Ad accoglierla il sindaco di Roma Ignazio Marino e gli applausi della gente nella piazza.

Aung San Suu Kyi: felice di essere cittadina di Roma. «La prima volta sono venuta a Roma 40 anni fa, ero una giovane studentessa dell'Università di Oxford. Da brava turista ho fatto il giro di tutti i monumenti però il ricordo veramente più caro - ha raccontato Aung San Suu Kyi - non è tanto legato alla bellezza dei monumenti quanto all'atteggiamento amichevole della popolazione già allora. E mi ricordo anche il gelato». «Io non ho fatto nulla di particolare, ho fatto quello in cui ho creduto. È stata una vita di scelte, non di sacrifici. E sono davvero felice perché mi abbiate scelto come concittadina», ha aggiunto.

La consegna della pergamena. Marino ha consegnato al Premio Nobel per la Pace Aung San Suu Kyi la pergamena che attesta il conferimento della cittadinanza affermando: «Cittadina Aung San Suu Kyi conserva questa pergamena come segno dell'animo con cui Roma oggi ti annovera tra i suoi più nobili figli». Nel 1994 il Comune di Roma, guidato allora dalla giunta Rutelli, aveva conferito la Cittadinanza Onoraria romana ad Aung San Suu Kyi, premio Nobel della Pace (1991) e leader dell'opposizione birmana, in quanto «impegnata sul terreno dei diritti umani e civili e dei diritti delle donne, già privata nella sua libertà personale ed in grave pericolo di vita». Il riconoscimento non venne ritirato perché la politica birmana era agli arresti domiciliari. Francesco Rutelli e Ignazio Marino le hanno consegnato una riproduzione in bronzo della Lupa di Roma, simbolo della cittadinanza onoraria. Un altro riconoscimento le è stato consegnato da Walter Veltroni, Roberto Baggio e Ignazio Marino.

Marino: Roma le sarà sempre accanto. «Grazie per averci dedicato questo prezioso gesto di attenzione. Signora Aung San Suu Kyi, quando lascerà Roma porti con sè questa promessa: Roma le sarà sempre accanto», ha detto il sindaco di Roma Ignazio Marino durante la cerimonia con il Premio Nobel per la Pace in Campidoglio. «Grazie al suo impegno di una vita, ed anche, mi permetta di riconoscerlo, della costante e vigile azione italiana di sostegno al cammino di riforme in corso nel Suo Paese - ha detto Marino -, che noi oggi vediamo concretizzarsi il progressivo rientro del Myanmar nella comunità internazionale, e l'emergere di forme di democrazia partecipativa. Quello stesso cammino che oggi l'ha condotta qui, a Roma, tra noi in Campidoglio». «Roma sarà sempre sua amica nel continuo sforzo che la vedrà impegnata per assicurare i diritti democratici nel suo Paese e nel mondo - ha aggiunto -. È una promessa, ma anche un impegno - ha aggiunto -.

Signora Aung San Suu Kyi, il mondo ha bisogno di persone come lei».

È arrivata al Campidoglio con i capelli raccolti in uno chignon di fiori gialli, una lunga veste di seta candida, applaudita dai presenti, accompagnata dal Sindaco Marino. Aung San Suu Kyi, Premio Nobel per la Pace, dopo ben diciannove anni di attesa è diventata cittadina onoraria di Roma, nella sala Giulio Cesare del Palazzo Senatorio. «Tre premi in un solo giorno. Non mi è mai successo - sorride la politica birmana, simbolo mondiale della non violenza.

Ha le mani giunte, il sorriso composto. Si rivolge al sindaco Ignazio Marino, al Ministro Emma Bonino, a Francesco Rutelli e Walter Veltroni. Sorride a Roberto Baggio che finalmente la incontra dopo tanti anni; si rivolge ai giornalisti, agli studenti dei Licei Enzo Rossi e Augusto di Roma e ai lo coetanei palestinesi e israeliani. «Quando mi dicono che sono molto coraggiosa e che ho realizzato grandi cose, in realtà io rispondo che ho fatto solo quello in cui credo - dice - Non ho fatto sacrifici, ho fatto delle scelte». Parla e stringe la mano al Sindaco che le consegna la pergamena e la riproduzione in bronzo della Lupa Capitolina, simboli della cittadinanza romana. E che le rinnova un impegno: «Sono trascorsi 19 anni. Un tempo immenso, che però non sbiadisce la nostra memoria. E quando lascerà Roma, porti con sé questa nostra promessa: che Roma le sarà sempre accanto».

«E' un'onore e una gioia essere vostra concittadina - continua San Suu Kyi - è proprio vero che diventare cittadini di Roma significa diventare cittadini del mondo». E poi parla di odio, parla di paura, di quanto siano pericolose per la libertà: «Abbiamo bisogno di pace molto più di qualunque altra cosa, e la pace nasce dal cuore. Dobbiamo sradicare la fonte dell'odio che è la paura».

«Da oggi San Su Kyi è nostra concittadina, siamo veramente felici», dice Francesco Rutelli. Fu lui, nel 1994, a proporre di assegnare alla leader birmana questa onorificenza. «Sono passati 19 anni, è stata una grande lotta e lei ora sarà ancora più forte. Questi premi sono importanti, devono esser dati a persone che abbiano davvero meriti mondiali». E su cosa debbano fare l'Italia e l'Europa per i prigionieri politici, l'ex sindaco risponde: «L'Europa dovrebbe trasformare questa battaglia nella sua stella, perché ha sconfitto fascismi e totalitarismi. E poi dovrebbe aiutarci a riportare a casa i marò e i prigionieri nei Paesi in guerra. Perché siamo Italiani ma anche europei».

«Questi premi hanno un grande valore - aggiunge il Presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti - ancor di più in un mondo globale, perché permettono di far sapere a chi si trova sotto dittature e repressioni che non è solo. E né noi, né l'Europa possiamo girarci dall'altra parte».

Poi, prende la parola con energia il ministro degli Esteri Emma Bonino. Ma prima di fermarsi al centro, davanti al microfono, si allunga di qualche passo e abbraccia la "Lady", calorosamente: «Su, ti prego, ripetici ancora la frase che ti ho sentito dire tante volte: "Usate la vostra libertà per promuovere la nostra" .Forse l'abbiamo sentita ma non l'abbiamo capita». Un lungo applauso, poi continua: «Da poco ho ricevuto il ministro degli Esteri del tuo Paese, stiamo facendo passi avanti. La Birmania adesso ha davvero bisogno di te. Benvenuta».

Ma è Roberto Baggio il più emozionato. Lui che il 20 dicembre 2007 ritirò per lei il Premio Roma per la Pace, assegnatole dalla giunta guidata da Veltroni, parla con la voce un po' tremante: «Finalmente possiamo guardarci negli occhi, dopo sei anni. Le tue battaglie in favore della libertà hanno cambiato il destino del tuo popolo e anche la nostra vita di tutti i giorni. È la tua passione che ci coinvolge. Grazie».

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