Perciò, nella malaugurata ipotesi che non si trovi una soluzione condivisa con i sindacati, l'azienda è pronta ad imboccare la strada delle soluzioni unilaterali (ergo, il recesso dagli accordi integrativi di secondo livello in vigore) «pur di salvaguardare i posti di lavoro».
La situazione in Solsonica è nota: il 22 agosto scadrà il secondo anno di cassa integrazione, che ha visto gli operai lavorare a scartamento ridotto consentendo però all'azienda di non fermare la produzione.
Il tema, drammatico, è quello del costo del lavoro: in Solsonica contratti e benefit per molti dei 200 dipendenti sono ancora quelli dei tempi d'oro della Texas e della Eems, condizioni insostenibili - a detta dell'ad Mutti - per i tempi e per l'attività odierna, la produzione di pannelli fotovoltaici. Definita con le banche la partita della ristrutturazione del debito di quasi 50 milioni di euro che gravava sulla società, per i vertici è ora arrivato il momento di programmare il futuro industriale del sito, operazione impossibile senza alleggerire i costi della struttura e della produzione.
Ma la prima ipotesi paventata i primi di marzo a rsu e sindacati di un taglio del 30% in media degli stipendi degli operai è stata rumorosamente respinta al mittente all'insegna dell'abbiamo già dato - con anni di cassa integrazione - e per la mancanza di prospettive future certe.
Il filo della trattativa però non si è interrotto, e da alcune settimane la discussione si è incentrata sui contratti di solidarietà. Andata a vuoto anche l'assemblea del 14 aprile scorso, assemblea sostanzialmente interlocutoria che ha scelto di non pronunciarsi sulle proposte, ieri c'è stato un nuovo round azienda-sindacati.
Nell'incontro c'è stata una sostanziale condivisione tra le parti sul ricorso a questo strumento in vista della scadenza della cassa integrazione, fermo restando che sui contratti di solidarietà sul modello Electrolux è necessaria l'autorizzazione del ministero del Lavoro. Ma quello che serve all'azienda è una soluzione ponte per arrivare ad agosto e, soprattutto, un piano di taglio dei costi del lavoro con cui presentarsi il 28 aprile a Milano al consiglio di amministrazione. Rsu, Fim, Fiom e Uilm sono state però irremovibili su un punto: la contrarietà ad ogni possibile riduzione dello stipendio.
A questo punto o si trova in extremis un'intesa oppure sarà l'azienda a fare i suoi passi: in ballo c'è la sopravvivenza del sito.