Rieti, gli Europei al gran finale: i piloti
italiani ci provano ma giù dal podio
Tutti i risultati e i vincitori delle tre classi

Piloti e rappresentanti italiani
di Giacomo Cavoli
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Sabato 15 Agosto 2015, 00:30 - Ultimo aggiornamento: 00:31
RIETI - Speranze tutte da giocare, senza più rimorsi. L'ultima giornata dei campionati europei è da crepacuore, dal mattino fino al tardo pomeriggio, quando lentamente gli ultimi alianti scivolano verso il fine pista, e le classifiche cominciano a prendere forma irrevocabilmente definitiva: nonostante due podi di giornata, velocità medie da urlo e classifiche ribaltate dalla carambola di fuoricampo di venerdì che avevano rianimato anche i cuori più sopiti, l'Italia non ce la fa a raggiungere il podio in nessuna delle tre classi, senza però nemmeno andar via dal Ciuffelli a testa bassa.



IL CUORE GRANDE DELLA CLASSE CLUB

La tensione è alta già al mattino, peggiorata dall'umidità dei bassi strati che, da due giorni, di sparire non vuole saperne: i percorsi sono corti anche stavolta (176, 179 e 184 i km minimi per Club, 15 metri e Standard) aree task per tutti e meno punti di classifica in cui sperare anche per il primo arrivato. Ma il "no task" non è contemplato in alcun modo: serve volare, perché il rischio è quello dell'assegnazione dei podi ai primi posti falsificati da una giornata di 34 fuoricampo. Segnalata dai modelli di previsione l'instabilità che garantirà poi velocità da razzo nel pomeriggio, ma anche termiche forse ancora più deboli di quelle di venerdì. E infatti, da due giorni a questa parte gli agganci prima della partenza sono un disastro, velocità al rallentatore da 0,5 metri al secondo: venerdì, quello di Luca Urbani era stato così tardivo da farlo arrivare fuori tempo massimo per le condizioni ideali, abbandonandolo nell'atterraggio a Foligno. Ed è proprio Urbani, stanco di giornate storte, a prendersi il secondo podio di giornata nella Club insieme a Davide Schiavotto, primo, entrambi ad una media oraria di 108 km orari, vero volo di coppia vincente proprio nell'ultimo giorno di gara. Un cuore grande così, una prova di esperienza e coordinazione, che però non basta a rovesciare il risultato già fortemente condizionato: il podio finale degli alianti vintage va ai cechi Ondrej Dvorak e Jan Louda, e allo slovacco Josef Kozar, alla ribalta dopo il terzo giorno di gara; Schiavotto e Urbani rispettivamente tredicesimo e quattordicesimo su venti. Uno schiaffo senza troppi riguardi, comunque, anche nei confronti del britannico Gerrard Dale, dell'altro ceco Roman Mracek e del francese Denis Guerin, a vario titolo apparsi tutti poco propensi a digerire posizioni fuori podio. "Per la prima volta siamo riusciti a volare insieme lungo tutto il percorso: è stato bellissimo" sorride Schiavotto, al brindisi di Casa Italia dopo gli atterraggi. "Un risultato abbastanza inferiore alla aspettative - commenta invece Urbani a proposito della posizione finale, ancora in cerca della pace con se stesso dopo due errori "imperdonabili" della scorsa settimana - Mi vedevo comunque nella prima metà della classifica. Avessi avuto la possibilità di gareggiare in un'altra gara, sempre di classe Club, prima dell'Europeo, avrei mantenuto maggiormente allenata l'elasticità mentale che occorre nel volo a vela".



PINNI, PIAZZAMENTO DA STRATEGA

Quello col coltello fra i denti, come da previsioni, resta Vittorio Pinni: "Ho fatto banzai - scherza - ho cercato quota sopra L'Aquila sia all'andata che al ritorno: nel gruppo, seguendo gli altri, nessuno riusciva a combinare nulla, e così mi sono giocato il tutto per tutto, era l'ultimo giorno e non avevo più nulla da perdere". In testa alla Standard, restano però i soliti noti che si sperava messi fuori uso dai fuoricampo di venerdì: il polacco Lukasz Blaszczyk, mai domo in nove giornate di volo e oro di classe; l'olandese Sjaak Selen, così costante da venire a noia e l'unico russo sulla pista reatina, Dmitriy Timoshenko, tornato in sordina dalla classe Biposto nella prima parte degli Europei a Őcsény, in Ungheria, e terzo assoluto a Rieti, seguito dallo svizzero Stefan Leutenegger, schiena a pezzi dopo il brusco atterraggio in un campo in Umbria venerdì e medaglia di legno agli Europei reatini che, per un pomeriggio, lo hanno tenuto con il fiato sospeso. Pinni, alla fine, è sesto totale, posizione che conferma la sua tattica di "aggressivo ma guardingo" adottata in tutti i giorni precedenti, escluso lo sfortunato fuoricampo dell'ultimo giovedì, che avrebbe invece potuto regalare qualcosa di più all'azzurro forse più brillante, nelle tattiche di volo, di tutta Casa Italia.



I CAVALIERI GENTILI E DISCRETI DELLA 15 METRI

All'inizio, ieri pomeriggio, sembravano anche loro i dominatori quasi assoluti di giornata: poi pian piano, con l'arrivo dei logger di volo all'ufficio scoring della direzione di gara, Luca De Marchi e Giorgio Galetto sono scesi un pò più in basso, ottavo e nono: venerdì, fra i pochi ad atterrare al Ciuffelli lasciandosi alle spalle 14 fuoricampo su 24, erano fra i più entusiasti della classifica della 15 metri che aveva subito il capovolgimento più vistoso di tutte, riaprendo così i giochi per molti rimasti nelle retrovie dei migliori dodici. Galetto non è mai riuscito ad allontanarsi troppo, nei piazzamenti di giornata, dalla metà classifica, tradito da un cielo che negli anni passati lo aveva sempre fatto sentire come a casa, con la possibilità di replicare i voli lungo i costoni, tipici del volovelista di montagna come il pluricampione mondiale della 15 metri. "Con oggi, ho migliorato un po' la classifica - commenta Galetto - ma ho volato per tutti gli Europei con un aliante non mio, facendo quindi molta fatica per trovare un assetto che non mi creasse fastidi durante i voli, e molte volte mi sono trovato costretto a doverlo "ascoltare", anzichè concentrarmi sul volo". Il sesto posto finale di Galetto, però, possiede la bellezza simbolo del piazzamento finale che racconta di un Europeo in un cielo Mecca quasi irriconoscibile del volo silenzioso e che, tra tante difficoltà, non offusca la stella del signorile cavaliere mondiale dell'aria che l'Italia tiene stretta a sé. De Marchi, fra gli azzurri, è quello che il podio lo sfiora più di tutti: quinto dietro a Louis Bouderlique, quarto, demolito dal fuoricampo di venerdì e fra i pretendenti al podio (affonda pure Peter Hartmann, secondo, davanti a un quasi insospettabile Didier Hauss). De Marchi brilla al primo europeo della sua carriera, assiduo frequentatore e anche vincitore della Coppa del Mediterraneo degli anni passati, due volte medaglia di giornata, nella prima settimana di gara: "Sono soddisfatto ugualmente, oggi abbiamo volato operando scelte con le informazioni che avevamo a disposizione. E' il primo Europeo della mia vita, e mi basta così".



CHI VOLA, VIVE DUE VOLTE

"Tutti loro si sono comportati egregiamente: sono sempre stati sul pezzo, fino alla fine, a parte qualche colpo di sfortuna, purtroppo". Gli occhi grandi e gentili di Paola Lanzieri, team capitan degli azzurri in nove giorni di competizione, sono la porta aperta sulla sincerità del risultato che il volo a vela garantisce. Le sorti di chi sfrutta le correnti naturali dell'aria sono, per loro scelta, legate ai cambiamenti, anche repentini, della natura: chi ne accetta le regole vive due volte, sulla terra e in cielo.



Task e classifiche all'indirizzo: http://www.soaringspot.com/en_gb/18th-fai-european-glider-championship-rieti-rieti-2015/
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