Npc Rieti e quel miracolo
sfiorato alla prima in serie A
La serata dei 2000 del PalaSojourner

Gli Old Fans
di Emanuele Laurenzi
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Domenica 4 Ottobre 2015, 11:51
RIETI - Trenta minuti sognando l’impresa, dieci minuti cantando sempre a testa alta per dimostrare di essere sempre i più grandi. Il pubblico reatino canta, s’illude, sogna e poi si risveglia. Ma il risveglio non è di quelli bruschi che fanno male. «Rieti c’è» come hanno gridato Peppe Cattani e Luciano Nunzi a fine serata e come ha capito anche il pubblico del PalaSojourner. La prima in A2 non lascia l’amaro in bocca come tante sconfitte, ma lascia la consapevolezza che si può, in qualche modo, essere protagonisti di un campionato che Ferentino aveva già prenotato come suo. Il popolo della palla a spicchi made in Sabina voleva una serata di gloria e solo per poco non l’ha trovata.



Tutti al palazzo già un’ora prima, come ai vecchi tempi, come nell’ultima serie A targata Nuova Sebastiani. Non c’era il pienone, non erano i tremilacinquecento di 7 anni fa contro l’Armani Jeans Milano, ma il colpo d’occhio era comunque mozzafiato: in duemila a tifare Rieti. Curva dentro poco dopo le 18, gli altri via via nei minuti a seguire. E dalla rinata Terminillo sono arrivati i primi cori della stagione. Canti che hanno accompagnato le squadre nel riscaldamento, fino al boato della presentazione, soffocato da una «We will rock you» dei Queen sparata un po’ troppo alta dagli altoparlanti del PalaSojourner. Pazienza, tempo per migliorare c’è.



Anche perché più che le orecchie, a bearsi di ciò che stava accadendo erano gli occhi: mentre i giocatori si riscaldavano, al centro del parquet c’era la Coppa Korac a fare bella mostra di se. Il trofeo appena riportato a Rieti in «copia conforme» rispetto all’originale del 1980, stava lì a ricordare la storia che fu e, in qualche modo, a spiegare a quelli di Ferentino che sì, loro saranno pure i favoriti del torneo, ma la storia del basket dalla parti di Campoloniano è già passata qualche decennio fa ed è bene tenerlo a mente. Un turbine di emozioni che trascinano fino alla palla a due.



L’emozione svanisce, sul campo si fa dura. Ferentino scappa, Rieti recupera, la curva canta e il tifo si scalda. Poi elastico nel punteggio, Buckles che soffre e Bulleri che scava il solco con 11 punti consecutivi che traghettano tutti verso l’intervallo. Si torna in campo e Rieti cresce fino ad impattare. Ventinove minuti a rincorrere gli avversari, poi la tripla di Benedusi dall’angolo davanti la panchina di Fucà entra in «ciaf» per il 54-54 ed è boato di quelli veri, di quelli che non si sentivano da anni al palazzo. Il sorpasso targato Mortellaro infiamma il pubblico che ci crede e continua a crederci anche quando Bulleri infila la tripla a fil di sirena. L’ultimo quarto è una speranza che vola via insieme alle 4 triple di Imbrò, che abbatte la Npc, ma non la voglia di cantare e far festa.



Rieti c’è, l’ha dimostrato e il pubblico se n’è accorto. Ci sono cose da rivedere, ci sono giocatori che possono aver sbagliato, ma di fronte c’era la coppia Bulleri-Gigli che da sola fattura come tutta la Npc, nonché due americani e altri 5 giocatori che hanno esperienza e punti nelle mani. I reatini lo sanno e per questo hanno cantato senza mai fermarsi.



Non ci sono polemiche a fine gara, con le pagine dei social imbottite di ottimismo e entusiasmo perché, inutile negarlo, guardando ai pronostici di paura ce n’era tanta. Poteva essere un disastro, è stato quasi un miracolo. Ora si guarda avanti, a caccia della prima vittoria da sogno.

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