La sinistra invoca l'unità del Pd
Mossa M5S: «Fateci voi quattro nomi»

La sinistra invoca l'unità del Pd Mossa M5S: «Fateci voi quattro nomi»
di Mario Stanganelli
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Lunedì 26 Gennaio 2015, 05:57 - Ultimo aggiornamento: 20:34
ROMA Nell'imminenza delle scelte per il Colle, la sinistra del Pd attenua i toni, cerca la possibile convergenza su un nome che ricostituisca l'unità del partito incrinata dal voto sull'Italicum al Senato. Ancorché ospite dell'Human Factor - il convegno milanese in cui Sel, sulla spinta del voto greco, progetta un futuro alternativo per tutta la sinistra italiana - Gianni Cuperlo dice di augurarsi, per la successione a Napolitano, «che ci sia una proposta unitaria, seria, autonoma. Sarebbe un elemento - osserva il leader dell'opposizione dem - che darebbe maggiore equilibrio e garanzia al percorso che ci apprestiamo a fare in settimana».

La manifesta ricerca di una ricucitura, che dietro Cuperlo vede allineata l'intera minoranza dem, con l'eccezione di Pippo Civati ormai con un piede già fuori dal partito, è probabile che si dispieghi nelle assemblee di stamane dei deputati e dei senatori con il premier.

NOVITA' DELL'ULTIMA ORA

Assemblee che saranno chiamate ad esprimersi sulla novità dell'ultima ora arrivata dall'M5S: «Abbiamo deciso - ha dichiarato al Tg1 della sera il vicepresidente della Camera Luigi Di Maio - di mettere i cittadini al centro della scelta per il Colle. Chiediamo i nomi al Pd. Loro faranno quattro nomi e quello più votato dalla rete noi lo voteremo al primo scrutinio». Evidente il tentativo dei grillini di non volersi estraniare dai giochi ma il problema sarà proprio quello dei «quattro nomi», dal momento che Renzi sembra intenzionato a uscire allo scoperto nelle prossime ore con un nome secco.

Si diceva della sinistra dem, della quale diversi esponenti di primo piano erano ieri alla kermesse milanese di Nichi Vendola. Il quale, dopo aver bollato il Patto del Nazareno come «l'atto di fondazione del Partito della Nazione», con conseguente «seppellimento della dialettica tra destra e sinistra, tra giustizia e ingiustizia», ha lanciato il «coordinamento delle sinistre» che consentirà la doppia militanza e la doppia tessera. Unica entusiasta adesione, tra gli ospiti di Vendola, quella di Pippo Civati: «E' da tempo che propongo l'idea della doppia tessera. Spero che l'idea piaccia anche al Pd, altrimenti...». Altrimenti interverrebbe quella che, pur non chiamandola propriamente scissione, Civati prospetta come un abbandono: «In tanti se ne sono già andati. Non c'è bisogno - dice l'irriducibile oppositore - di dividere il Pd, ma io non posso garantire che questo non succeda. Se non si cambia, non è una scissione, sarà un'altra cosa che vogliamo costruire tutti insieme». Immediata la presa di distanze dall'idea del «coordinamento delle sinistre» di Cuperlo: «Tradizionalmente la doppia tessera non porta bene. Se vogliamo costruire un percorso comune, concentriamoci sui contenuti. Non lascio un partito in cui c'è un pezzo della storia di tutti noi». «Resto nel Pd», afferma anche Stefano Fassina, invitando a «lasciar stare i contenitori e a guardare i contenuti».



Concilianti verso le richieste della minoranza, per un maggiore coinvolgimento sulle scelte per il Colle, erano state le parole di Lorenzo Guerini: «Immaginare di eleggere da soli il Presidente è qualcosa che non si può realizzare. Quindi - diceva il vicesegretario dem - partiamo dal Pd, ma con la consapevolezza che non siamo autosufficienti e che dobbiamo parlare a tutte le altre forze politiche».

E quello dei rapporti con le altre forze politiche è, sul fronte opposto, il problema anche di un altro bastian contrario come Raffaele Fitto, che nel dialogo con Renzi vede il rischio della perdita di autonomia di FI. A maggior ragione se Berlusconi decidesse di farla andare al governo. Intervistato da Maria Latella su Sky, l'eurodeputato azzurro dice «nessuna obbedienza cieca» e annuncia che non prenderà più parte alle riunioni del Comitato di presidenza di FI. A dare la misura del clima interno al partito, vale la replica di Simone Furlan, leader dell'Esercito di Silvio: «Bene, è giusto che i traditori non partecipino alle nostre riunioni».