Colle, minoranza dem: «Nome sia condiviso». Civati evoca scissione Pd: «Possibile»

Colle, minoranza dem: «Nome sia condiviso». Civati evoca scissione Pd: «Possibile»
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Domenica 25 Gennaio 2015, 14:38 - Ultimo aggiornamento: 26 Gennaio, 16:10

«Non c'è il disegno di dividere il Pd, però non posso garantire che questo non avvenga». Pippo Civati, espressione della minoranza Pd, torna a evocare la scissione durante il suo intervento dal palco dell'incontro «Human Factor» organizzato da Sel a Milano.

Civati ha poi spiegato che la volontà è infatti quella di «ricostruire il centrosinistra che si è rotto» e, ha detto «si è rotto due anni fa quando si è cercato di eleggere Romano Prodi» al Quirinale. La volontà quindi, ha precisato è quella di ricomporre una «situazione che non ha più senso». «Se questa cosa succede sono contento - ha concluso - se non dovesse accadere, come dice anche Renzi 'ce ne faremo una ragione'. Iniziando il suo intervento al convegno, Civati davanti alla platea di Sel aveva affermato di sentirsi «a casa e fra amici».

Cuperlo «Penso davvero che quello che state e stiamo facendo sia prezioso, ma vorrei dirvi che sarebbe un limite se una condizione di questo disegno fosse la rottura di un partito che raccoglie militanti magari delusi ma convinti che in questo partito vi sia un pezzo della loro storia», ha invece detto Cuperlo.

«Lo dico pensando che domani partirà un nuovo tormentone su chi sarà lo Tsipras italiano. Sarebbe molto bello invece se ciascuno per dove sta e come sta ragionasse su una crisi che, dopo aver distrutto la vita di milioni di persone, cambi il modo di pensare e organizzarsi». «Renzi dirige il partito su una linea che trovo spesso in contraddizione con le politiche della sinistra. Possiamo uscire e costruire un'altra cosa» oppure «c'è una seconda alternativa che è pensare che dentro quel progetto vive una comunità fatta di passioni che nonostante tutto pensa di battersi a viso aperto», aggiunge Cuperlo. Poi la chiusura: «La sinistra è molto più di noi. Good luck e camminiamo assieme».

Per la successione a Giorgio Napolitano, «mi auguro che ci sia una proposta unitaria, seria, autonoma. Sarebbe un elemento che darebbe maggiore equilibrio e garanzia al percorso che ci apprestiamo a fare questa settimana», ha detto al suo arrivo a Human Factor. Per l'esponente dei Democratici, «la questione del Quirinale si pone in termini paradossalmente abbastanza semplici. Bisogna che il Pd discuta i criteri e il profilo di una candidatura autorevole, autonoma e in grado di essere ciò che deve essere: il garante supremo della Costituzione. Poi - ha concluso - se su quella candidatura confluiscono altre forze politiche e c'è un largo consenso, un largo accordo nel Parlamento, questo fa soltanto del bene alla democrazia italiana».

Vendola «Possiamo prefigurare la nascita di un coordinamento fatto da rappresentati di tutti coloro che sono interessati a questo processo. In questo coordinamento dovrà essere consentita la doppia militanza, ognuno con la sua tessera», ha detto Nichi Vendola. «Questo coordinamento dovrebbe lavorare per tutto il mese di febbraio per decidere campagne nazionali per rimescolare tutti i popoli» di sinistra. «ci saranno compagni e compagne che potranno spartire il pane della politica», aggiunge Vendola. «Noi abbiamo la volontà non di annunciare un fatto magico, l'improvvisa nascita di un nuovo soggetto politico. Siamo una comunità tra tante altre comunità. La geografia della sinistra è vasta - prosegue - Noi non siamo i primi e non siamo i migliori. Non intendiamo prefigurare un processo che prevede cessione di sovranità da parte di ciascuno, perchè insieme tutti si possa fare un avanzamento. Non sciolgo Sel. Non dico a questa comunità di fare un passo indietro ma di fare molti passi in avanti».

«Abbiamo dentro noi stessi abbattuto barriere in questi giorni. Voglio dire a tutti voi che lo scontro tra personalismi o narcisismo è una parodia. La contesa nei passaggi più importanti» in questi giorni «è stata una disputa politica. Oggi provenienti da tante storie e appartenenze veniamo a dire sinistra di governo vuole dire che qualcosa è accaduto. La domanda sociale che si è espresse nelle mobilitazioni sindacali in giro per l'Italia ha bisogno di una risposta politica».

Landini «Serve un progetto di cambiamento che nasca dalla società, dai suoi conflitti e dai suoi protagonisti, dobbiamo fare qualcosa di più importante e impegnativo che una semplice denuncia delle ingiustizie o di un'orgogliosa testimonianza. Per tutto questo oggi siamo lì con voi, a partire dal contributo che un nostro segretario nazionale porterà alla discussione a nome della Fiom. E sono certo che su questa strada continueremo a camminare assieme», dice il leader della Fiom Maurizio Landini in un messaggio a Sel.

«In Italia, i governi che si sono succeduti negli ultimi vent'anni hanno colpito sempre in una sola direzione: compressione dei salari, precarizzazione del lavoro, privatizzazione del welfare e dei servizi, diminuzione dei diritti. Con l'accentuarsi della crisi questi attacchi non sono diminuiti; anzi, sono stati sempre più incalzanti in un'escalation che per quanto riguarda il mondo del lavoro dipendente ha raggiunto il culmine con la cancellazione nei fatti del contratto nazionale di lavoro ormai derogabile per legge, con l'innalzamento dell'età pensionabile a livelli sconosciuti in qualunque altro paese europeo, con il Jobs Act e lo smantellamento dello Statuto dei lavoratori. Un crescendo in cui il lavoro e i suoi soggetti sono stati cancellati dall'agenda politica e ridotti a voci di bilancio o a semplice merce da comperare e vendere al miglior prezzo possibile. Una strada sulla quale il lavoro non è stato più considerato degno di rappresentanza e nemmeno più d'ascolto. E questa sordità, credo, ha avuto e sta avendo un grande peso sulla crisi della nostra democrazia e sui rischi di collasso che corre la rappresentanza politica», aggiunge Landini.

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