Marini: «Io vittima di un Pd allo sbando
Renzi moderi l'ambizione sfrenata»

Franco Marini
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Domenica 21 Aprile 2013, 17:31 - Ultimo aggiornamento: 22 Aprile, 08:37
ROMA - Il Pd deve recuperare credibilit, l'ha persa tutta e non so come ci si possa sedere accanto a interlocutori e leggergli negli occhi la domanda se si possono fidare»: lo ha detto oggi Franco Marini a "In mezz'ora" di Lucia Annunziata



Marini: sono ancora nel Pd, ma bisogna recuperare credibilità .
«Sì» ha risposto Marini alla domanda se fosse ancora del Pd. «Io - ha aggiunto - sono uno di quelli che dal '95 ha fatto la scelta del centrosinistra. Il partito ora forse è al passaggio più difficile, deve recuperare credibilità».



«La mia candidatura l'ha costruita il partito che ha capito come fosse necessario aprire un dialogo con una parte importante del Paese in un momento di crisi così grave - ha detto Marini - Sono esperto di queste cose, probabilmente gli emissari dei due partiti si saranno visti tante volte. È semplice da spiegare come sia stata costruita la mia candidatura. Bersani ha capito prima di altri che il risultato elettorale, la nostra maggioranza alla Camera, ma minoranza al Senato, e la necessità assoluta di guidare il paese in difficoltà imponevano un rapporto con un'altra forza, il Pdl che ha preso quasi i nostri voti. Poi c'era l'esplosione di Grillo con la quale ha tentato di dialogare, mentre lui invece l'ha messo alla porta. Io alla fine di tutto ho parlato con Berlusconi un momento ma la mia candidatura l'ha costruita il partito che ha capito che un dialogo si doveva aprire. So come funzionano queste cose e penso che sì, gli emissari delle due forze si saranno visti tante volte. Sapevo che ci sarebbero stati degli astenuti, ma ce ne sono stati troppi. Io comunque ho razionalizzato il risultato. Non ho avuto una reazione scomposta. Bersani poi è stato costretto a cambiare strategia...».



«Un dramma quanto fatto a Prodi». «Io sono stato vittima del mio partito allo sbando. Il dramma non è nato quando Marini ha avuto 521 voti - ha detto Marini - ma quando Bersani, per questo non governo del partito, ha deciso di cambiare strategia e ha chiamato Prodi dall'Africa e lui è stato bruciato».



«Nel Pd troppo opportunismo». «C'è un dilagare di opportunismo che ha toccato il nostro partito - ha detto Marini - Un opportunismo che tocca larghissimamente il gruppo dirigente. È un partito dove si sono rafforzati più i potentati che una idea larga di partito».



«Renzi ha un'ambizione sfrenata, la moderi».
«Renzi è uno che ha un livello di ambizione sfrenata, a volte parla e non si sa quello che dice, cerca solo i titoli sui giornali - ha detto Marini - Se non modera questa ambizione finisce fuori strada».



«Bersani meno colpevole degli altri». «Se si lasciano accumulare le varie differenze, poi questo viene a galla in momenti come la votazione su di me o Prodi - dice Marini - Nel partito è rottura, non c'è solidarietà. La debolezza strutturale tocca anche gli ex comunisti che non sono più quelli che ho conosciuto io. Oggi di questi non tiene più nessuno. Chi ha votato contro Prodi non lo so. Ma Bersani è meno colpevole di altri. Lui non gestisce le cose da solo. Bisogna contarsi quando si prendono decisioni politiche».



«A Grillo non interessa l'economia del Paese, ma la battaglia politica». «Serve un «governo politico (qualche intellettuale ci può anche essere) che affronti le emergenze - dice Marini - L'Italia sta bruciando e bisogna fare subito un governo con le forze in Parlamento alcune delle quali, come il Pdl, ha preso quasi gli stessi voti del Pd. Un dialogo con Grillo però non è facile. Non lo vedo per ora interessato a un discorso sull'economia, ma solo a una battaglia politica. Certo, poi, se vota i singoli provvedimenti, bene, ma oggi quella forza non è costruttiva».
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