«Non sono più un ragazzino - spiega intervistato dal Quotidiano Nazionale Berlusconi sulla sua permanenza in politica -, ma mi sento
obbligato a rimanere in campo fino a quando non ci sarà qualcuno che mi potrà sostituire nel progetto di
dare vita alla maggioranza politica dei moderati. Spero che si faccia vivo presto, anche se al momento non vedo nessuno cui passare il testimone».
«Gli eredi non si possono tirare fuori - aggiunge Berlusconi -. Il carisma uno o ce l'ha o non ce l'ha. Ho dato possibilità a tanta gente, ma nessuno ha avuto la spinta carismatica».
Le rotture in Forza Italia, prosegue Berlusconi, «sul piano umano sono stati momenti di dispiacere.
Però senza tante sorprese». «Ho indicato il partito Repubblicano - chiarisce infine - solo come modello
di contrapposizione al partito democratico. È quel che manca in Italia: un movimento leggero,
strutturato come un comitato elettorale, al quale aderiscano tutti gli elettori che non votano per la
sinistra».
Venendo alla situazione politica generale: «Non abbiamo cambiato idea sulle riforme. È Renzi che ci ha imposto 17 cambiamenti rispetto al progetto iniziale e quando poi si è trattato di scegliere il massimo garante di questo processo riformatore ha deciso di agire da solo. In quel momento, abbiamo capito che non pensava affatto a lavorare insieme con lealtà, ma solo a un disegno di potere per il quale non aveva i numeri in Parlamento. Era ovvio che le strade si dividessero».
«Renzi - continua Berlusconi - non soltanto persegue un disegno di potere ma è e rimane un uomo di sinistra, per quanto con un'immagine più moderna. E come tutte le sinistre, non ha fatto una riforma utile al Paese».
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