Via libera di Bergoglio, Dom Helder Camara il vescovo comunista sulla via della santità

Via libera di Bergoglio, Dom Helder Camara il vescovo comunista sulla via della santità
di Franca Giansoldati
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Martedì 31 Marzo 2015, 14:49 - Ultimo aggiornamento: 1 Aprile, 10:06
Città del Vaticano In curia, vent’anni fa, il suo nome veniva pronunciato raramente, sottovoce e con un certo imbarazzo. Non faceva parte del mainstream dom Helder Camara, il vescovo comunista, il prete rosso, ispiratore della Teologia della Liberazione. I vertici curiali, compreso Papa Wojtyla, lo hanno sempre considerato una figura ingombrante. Pazienza se era amato dalle folle, popolarissimo nelle favelas, tra le classi meno abbienti perché messaggero di una potente visione cristiana portatrice di speranza sociale. Camara dava voce ai poveri, agli ultimi, a quelli che non avevano diritti nel Brasile dei grandi latifondisti, del capitalismo selvaggio, della dittatura. Insomma, è stato il precursore della linea di Papa Bergoglio, ed ora è destinato a diventare santo. Francesco lo vuole. Nel frattempo la diocesi di Recife, i vescovi brasiliani e ora la Congregazione per le Cause dei Santi hanno dato il via libera al lungo iter che dovrebbe portare all’onore degli altari Camara, il vescovo che ripeteva sempre: «Qualcuno mi dovrà spiegare perché quando do da mangiare a un povero, tutti mi chiamano santo. Ma quando chiedo perché i poveri non hanno cibo, ecco che tutti mi chiamano comunista». A 75 anni – era il 1985 – si dimise dalla guida della diocesi e Giovanni Paolo II lo rimpiazzò con un vescovo ultraconservatore che smantellò sistematicamente tutto il suo operato: ma del resto era stato mandato lì per quello. Emarginando i teologi, i parroci della diocesi che seguivano la Teologia della Liberazione, i collaboratori del vescovo rosso. Insomma, una epurazione in piena regola per uniformare la diocesi considerata dalla curia di allora, un po’ ribelle. Camara diceva: “Il povero ha appena l’indispensabile per vivere e nulla più, ma il misero non ha nemmeno l’indispensabile”. Nei suoi discorsi andava alla radice delle disuguaglianze, si interessava alle ragioni delle povertà. Il suo atteggiamento infastidiva chi, invece, voleva mantenere lo status quo, quindi, un’attenzione al povero ma solo e semplicemente in chiave assistenziale evitando una messa in discussione di un sistema globale. Camara morì nel 1999. Venne sepolto nel cimitero di Olinda, vicino alla tomba del suo ausiliare e grande amico Josè Lamartine. Questo luogo, da allora, è meta di pellegrinaggi da parte della gente comune. Era nato a Fortaleza nel 1909, undicesimo figlio di una famiglia di 13 figli. Fu Paolo VI che lo volle vescovo. Nel 1985, rassegnò le dimissioni per raggiunti limiti di età, a 75 anni, e fu sostituito da Giovanni Paolo II con un ultraconservatore. Fu uno dei pochi vescovi latinoamericani a partecipare al Concilio Vaticano II dove si fece portavoce di una Chiesa preoccupata del "sociale". Di lui si ricorda un accenno al celibato sacerdotale in questi termini. "Va bene discutere del celibato, senza però trascurare argomenti più essenziali come fame e libertà".



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