Vaticano, scontro nella commissione anti-abusi sulle responsabilità dei vescovi

Vaticano, scontro nella commissione anti-abusi sulle responsabilità dei vescovi
di Franca Giansoldati
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Lunedì 9 Febbraio 2015, 18:56 - Ultimo aggiornamento: 19:33
Città del Vaticano “Accountability”. Responsabilità. Dietro questo termine inglese in Vaticano si sta consumando uno scontro sotterraneo sugli obblighi dei vescovi che scoprono di avere preti pedofili nella propria diocesi. Gli orchi oltre a essere denunciati alla Congregazione della Fede vanno denunciati anche alla polizia locale oppure no? Bella domanda. La partita che si sta giocando al di là del Tevere è sostanzialmente questa e, dal punto di vista canonico, non è una cosa da poco. Negli anni passati, quando fu approvata da Papa Ratzinger la linea della tolleranza zero, la questione del “se e come collaborare” con le polizie civili fu prudentemente accantonata e demandata alle legislazioni nazionali. In Italia, per esempio, nelle linee guida messe a punto dalla Cei non è affatto previsto l’obbligo di denuncia poiché nel nostro ordinamento tale obbligo non compare. Nei Paesi in cui quest'obbligo, invece, è atteso per legge, è stato naturalmente recepito nelle «Linee guida» della Chiesa locale. In Irlanda, per esempio, nonostante non vi sia l'obbligo di denuncia, i vescovi hanno voluto inserire la norma anche per dare una risposta netta allo scandalo pubblico della pedofilia che aveva riguardato, in passato, casi gravi causati dalla omertà di alcuni vescovi che avevano spostato di parrocchia in parrocchia parroci seriali.



Adesso la questione torna d’attualità nella riflessione iniziata tra i membri della neonata commissione per la tutela dell’infanzia, un organismo consultivo voluto da Papa Francesco per uniformare la strategia pastorale contro la pedofilia. L’orientamento prevalente all’interno del collegio cardinalizio e tra i vescovi, tuttavia, resta sostanzialmente inalterato. Il prete pedofilo va punito subito, sollevato di conseguenza dall’incarico, reso innocuo, denunciato al tribunale diocesano ma non alle polizie. Salvo legislazioni apposite. Un orientamento che non è piaciuto tanto a due membri della commissione, due vittime, due persone che hanno subito sulla loro pelle le conseguenze delle violenze, i traumi, la vergogna.



“La commissione è pienamente consapevole che il tema della responsabilità è di massima importanza” si legge in un comunicato firmato dal cardinale di Boston Sean O'Malley, il quale punta ad individuare sanzioni per i vescovi che affrontano con negligenza, se non insabbiando, le accuse di pedofilia indirizzate ai preti della propria diocesi. Nella sua assemblea plenaria, prosegue la nota, "i membri sono stati d'accordo nel sottoporre all'attenzione del Papa una proposta iniziale. La commissione, inoltre, sta sviluppando processi per assicurare la responsabilità (accountability, ndt.) per ognuno nella Chiesa - preti, religiosi, laici - che lavorano con i minori".



L'inglese Peter Saunders, vittima da bambino di un prete pedofilo ha chiarito: «Se non c'è un'azione ferma della Chiesa nella protezione dei bambini in due anni lascio la commissione». C'è un «abissale primato di risposte inopportune da parte di troppi vescovi e preti» di fronte alle denunce e «troppi insabbiamenti». Secondo Saunders vi è la necessità, per le gerarchie ecclesiastiche, di denunciare i colpevoli alla giustizia civile.



Anche l’altro membro della commissione vittima da bambina di un prete pedofilo, l’irlandese Marie Collins, che «se in uno o due anni non cambia la situazione, non solo Peter, ma anche io non sarò più nella commissione». Si tratta, in particolare, di sancire definitivamente la «accountability» dei vescovi, con «sanzioni» quando essi agiscono in modo «negligente» di fronte alle accuse di pedofilia ad un sacerdote.



La donna irlandese non ha nascosto una certa «frustrazione» nei confronti dei tempi di lavoro della Chiesa su questi temi: «Come vittima vorrei vedere le cose muoversi più velocemente. Altrimenti non credo che mi vedrete ancora in questa commissione».

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