Vaticano, Papa Francesco: «I poveri sono compagni di viaggio della chiesa in uscita»

Vaticano, Papa Francesco: «I poveri sono compagni di viaggio della chiesa in uscita»
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Sabato 22 Novembre 2014, 12:50 - Ultimo aggiornamento: 19:55

«I missionari non rinunciano mai al sogno della pace, anche quando vivono nelle difficoltà e nelle persecuzioni, come oggi accade in tanti luoghi nel mondo. Nei giorni scorsi ho incontrato vescovi e parroci del Medio oriente, delle città più attaccate: erano gioiosi, soffrivano per quello che accadeva alla gente, ma avevano la gioia della fede». Lo ha detto il Papa, a braccio, a conclusione del suo discorso ai partecipanti al IV Convegno missionario nazionale, promosso dalla Cei, ricevuti in udienza nell'aula Paolo VI. «E anche io devo essere missionario - ha aggiunto papa Bergoglio - e vi chiedo per favore di pregare per me e di cuore vi benedico, preghiamo la Madonna, che fa che la chiesa arrivi in tutto il mondo, perchè è la madre».

Subito prima il Papa aveva rilanciato con forza la sua idea di una chiesa «in uscita», con le porte aperte, in particolare rispetto ai più deboli, e ha citato la situazione di anziani, poveri e bambini.

A questo proposito ha chiesto di «uscire e - ha detto - non tollerare che nelle nostre città cristiane ci siano tanti bambini che non sappiano farsi il segno della croce, questo è uscire, - ha rimarcato - uscire è essere operatori di pace, di quella pace che il Signore ci dona ogni giorno e di cui il mondo ha bisogno».

«Alzati, va’ a Ninive la grande città» dove il Vangelo si fa incontro, è il tema del quarto Convegno missionario azionale che si svolge a Sacrofano (RM) dal 20 ad oggi. Organizzato dall'Ufficio Nazionale per la cooperazione missionaria tra le Chiese, assieme alla Fondazione Missio e alla Fondazione Cum, l'incontro si proponeva di valorizzare la ricchezza delle esperienze missionarie della Chiesa che è in Italia e rilanciare l'impegno di singoli e gruppi e comunità per la missione ad gentes, a partire dai poveri, dagli ultimi che vivono nelle periferie del mondo.

A dieci anni dal precedente convegno nazionale di Montesilvano, si è sentito il bisogno di riunire tutte le forze in campo della missionarietà italiana per fare il punto della situazione su tre pilastri dell'azione pastorale come l'animazione, la cooperazione e la formazione, per guardare avanti e rivitalizzare quel fuoco della missione che oggi dà l'impressione di essere spento, ma che in realtà è brace da ravvivare.

Prendono parte al convegno oltre 700 persone, tra cui il peruviano Gustavo Gutierrez, membro dell'Ordine dei Frati Predicatori e docente all'Università cattolica di Lima, considerato il padre della Teologia della liberazione. Gutierrez terrà una relazione teologica questo pomeriggio alle 15.

«I poveri sono i compagni di viaggio di una Chiesa in uscita, perchè sono i primi che essa incontra. I poveri sono anche i vostri evangelizzatori, perchè vi indicano quelle periferie dove il Vangelo deve essere ancora proclamato e vissuto.

Uscire è non rimanere indifferenti alla miseria, alla guerra, alla violenza delle nostre città, all'abbandono degli anziani, all'anonimato di tanta gente bisognosa e alla distanza dai piccoli». Lo ha detto il Papa ai missionari italiani che partecipano al IV Convegno missionario nazionale a Sacrofano, ricevuti in udienza nell'aula Paolo VI.

Durante l'udienza in Vaticano, definita dai partecipanti molto cordiale, papa Bergoglio ha anche stretto la mano al teologo peruviano Gustavo Gutierrez, e secondo quanto riferiscono i presenti, a papa Francesco brillavano gli occhi per la gioia.

«Gesù stesso - ha rimarcato papa Bergoglio incontrando i missionari italiani - fu un uomo della periferia, di quella Galilea lontana dai centri di potere dell'Impero romano e da Gerusalemme. Incontrò poveri, malati, indemoniati, peccatori, prostitute, radunando attorno a sè un piccolo numero di discepoli e alcune donne che lo ascoltavano e lo servivano. Eppure la sua parola è stata l'inizio di una svolta nella storia, l'inizio di una rivoluzione spirituale e umana, la buona notizia di un Signore morto e risorto per noi. E questo tesoro, noi vogliamo condividere».

«Una Chiesa missionaria - ha detto il Pontefice - non può che essere in uscita, che non ha paura di incontrare, di scoprire le novità, di parlare della gioia del Vangelo. A tutti, senza distinzioni. Non per fare proseliti, ma per dire quello che noi abbiamo e vogliamo condividere, ma senza forzare, a tutti senza distinzione».

«Le Chiese in Italia, - ha aggiunto a braccio il Papa - le Chiese particolari in Italia, hanno fatto tanto. Ogni mattina alla messa a Santa Marta trovo uno, due, tre che vengono da lontano: «Ma io sono tanti anni che lavoro in Amazzonia, che lavoro in Africa. È una grazia di Dio. Devo conservarlo, farlo crescere e darlo in eredità alle nuove generazioni di cristiani. Una volta è venuto un sacerdote anziano, era molto anziano e un pò malato: Da 60 anni sono in Amazzonià. È grande questo: lasciare tutto. Ripeto una cosa che mi ha detto un cardinale brasiliano: Quando io vado in Amazzonia vado al cimitero e vedo le tombe dei missionari. Ce ne sono tanti. Ed io penso: Ma questi possono essere canonizzati adesso. È la Chiesa; sono le Chiese dell'Italia, voi! Grazie! Grazie tante!».

«La missione - ha anche detto papa Francesco - è compito di tutti i cristiani, non solo di alcuni. È compito anche dei bambini, eh? Nelle opere missionarie pontificie, i piccoli gesti dei bambini educano alla missione. La nostra vocazione cristiana ci chiede di essere portatori di questo spirito missionario perchè avvenga una vera conversione missionaria di tutta la Chiesa».

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