Rivoluzione del Papa: iniezione di "quote rosa" in Commissione teologica

Rivoluzione del Papa: iniezione di "quote rosa" in Commissione teologica
di Franca Giansoldati
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Mercoledì 24 Settembre 2014, 18:07 - Ultimo aggiornamento: 25 Settembre, 13:57
CITTA’ DEL VATICANO - Nessuna "cardinalessa" all’orizzonte, n donne a capo di importanti dicasteri, tuttavia nella Chiesa di Bergoglio qualche novit si intravede. Magari a prima vista un po’ defilata, non immediatamente rilevante, ma se analizzata meglio rappresenta un passaggio significativo.



La Commissione Teologica Internazionale, l’organismo consultivo voluto da Paolo VI nel 1969 per aiutare la Congregazione della Dottrina della Fede ad esaminare le questioni dottrinali di maggiore importanza e attualità è stata rinnovata e, nella ristrutturazione. Francesco ha rafforzato la componente femminile. Una bella iniezione di quote rosa. Già in precedenza l’organismo aveva lavorato con due teologhe, suor Sara Butler, (Usa) e Barbara Hallensleben (Svizzera) che sono state sostituite per il prossimo quinquennio da cinque colleghe, per un totale di cinque teologhe su 25 membri; due religiose e tre laiche, una delle quali è stata sposata e poi successivamente ha preso i voti, l’americana suor Prudence Allen. Nel gruppo (dove non vi sono italiane) sono entrate anche suor Alenka Arko, slovena, della Comunità Loyola, la canadese Moira Mary McQueen, l’australiana Tracey Rowland e l’austriaca Marianne Schlosser.



Un aumento che attesta il riconoscimento del lavoro delle donne nell’ambito delle scienze teologiche, ma anche un gesto di attenzione per la questione femminile che, soprattutto nei Paesi anglosassoni e del Nord Europa, comincia a farsi sentire.



Basterebbe rammentare il clamoroso caso delle suore americane della Leadership Conference of Women Religious (Lcwr). Furono commissariate nell'aprile 2012, sotto il pontificato di Joseph Ratzinger, perché accusate di “femminismo radicale”, di avere posizioni oltranziste, e di aver persino criticato il Magistero su ordinazione femminile e contraccezione.



Le teologhe della Commissione Teologica Internazionale, tuttavia, non rappresentano di certo l’ala oltranzista, né portano avanti idee rivoluzionarie, né il sacerdozio femminile, anche se alcune di loro sono note per essere state piuttosto battagliere. Suor Allen, per esempio, si è battuta contro il programma sanitario del presidente Obama, predica la complementarietà dei ruoli e chiede il giusto riconoscimento del lavoro femminile.



Papa Francesco, considerando la preparazione delle donne in molti campi, dovrebbe dare risposte, anche sul piano teologico, per esempio. Una recente ricerca sociologica, pubblicata da Franco Angeli con l’eloquente titolo: "Le pietre scartate", ha fotografato la realtà delle teologhe, una realtà quasi nascosta agli occhi dei credenti. Cifre, tabelle e grafici parlano chiaro. La ricerca è frutto di un questionario inviato lo scorso anno a 335 teologhe cristiane (295 cattoliche, 36 tra battiste, metodiste e valdesi, 2 anglicane e altrettante ortodosse). Affermano che la loro presenza «come docenti nelle università pontificie è stata ed è marginale e minoritaria rispetto agli uomini (presbiteri). Tuttavia sono presenti e attive in associazioni teologiche e, talvolta, con ruoli di responsabilità». Non solo: si sentono "invisibili" nei momenti decisivi della vita ecclesiale.



Su questo nervo scoperto Papa Bergoglio è tornato diverse volte nei mesi scorsi, e lo ha fatto con apertura e chiarezza, ma occorrono segni concreti di cambiamenti. La nomina delle cinque teologhe nella Commissione Teologica va in questa direzione. Per le teologhe il sacerdozio femminile non è il problema principale, i sogni coltivati sono ben altri e quello maggiormente condiviso riguarda il futuro ecclesiale: immaginano una Chiesa che, al suo interno, viva il Vangelo e realizzi la collegialità e, all’esterno, che abbia un rapporto più sereno con la modernità e col mondo, come auspicato dal Concilio.

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