Roma rischia una figuraccia per il Giubileo: la Chiesa in fibrillazione dopo le dimissioni di Marino

Roma rischia una figuraccia per il Giubileo: la Chiesa in fibrillazione dopo le dimissioni di Marino
di Franca Giansoldati
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Venerdì 9 Ottobre 2015, 19:35 - Ultimo aggiornamento: 7 Dicembre, 16:11
Città del Vaticano - Dispiacere, delusione, inquietudine. Tutto si complica. L'Anno Santo rischia di coincidere con la campagna elettorale e la Chiesa in queste ore rispolvera la regola del silenzio. In compenso le testate cattoliche - Osservatore Romano, Avvenire, Sir, Radio Vaticana - fanno capire quanto la misura nei confronti di Marino fosse colma. Per esempio monsignor Marciante, vescovo ausiliare di Roma, alla Radio Vaticana parla della confusione che ha generato il comportamento del sindaco. «La gente ci ha capito veramente poco. Bisognerebbe dire perché è successo tutto questo. Certamente, poi, il Giubileo significa anche la moralità di una città, con tutto il discorso della criminalità, di Mafia Capitale. Bisognerebbe fare chiarezza e pulizia: è possibile che cambi il colore politico di una amministrazione, ma poi la macchina amministrativa sia sempre corrotta?». Già bella domanda.

L'Osservatore Romano, invece, tratteggia un quadro tribolato. «Marino è caduto sotto i colpi di gaffe, gesti francamente inopportuni o superficialità. Ora la Capitale ha la certezza solo delle proprie macerie». A Marino, tuttavia, viene reso il merito di avere scoperchiato «le infiltrazioni mafiose anche nel sistema degli appalti, forti dell'appoggio di funzionari amministrativi fino a qualche mese fa intoccabili». Cosa merita Roma? Risponde il Sir, l'agenzia cattolica della Cei: «Merita un sindaco che l'ami, ma non basta. Un disastro nell'accoglienza per il Giubileo ci infangherebbe tutti. Una Capitale ha bisogno disperato di una classe dirigente figlia della migliore politica».

Insomma, la Chiesa su Marino ci aveva scommesso eccome. L'Avvenire aggiunge: «sembrava forse il marziano nel quale si poteva sperare, ma il nuovo sprint è durato il tempo di un lampo». Così ora non resta che attendere un miracolo. Con le elezioni ad aprile «la città avrà tensioni e difficoltà» dice monsignor Feroci, della Caritas. "L'immagine che daremo al mondo sarà quella di una città in difficoltà, tra Mafia Capitale, problemi oggettivi, presenza dei profughi". Anche monsignor Feroci alla fine sospira. "Non ci resta che pregare. La speranza è una grande virtù teologale".
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