L'Osservatore Romano, invece, tratteggia un quadro tribolato. «Marino è caduto sotto i colpi di gaffe, gesti francamente inopportuni o superficialità. Ora la Capitale ha la certezza solo delle proprie macerie». A Marino, tuttavia, viene reso il merito di avere scoperchiato «le infiltrazioni mafiose anche nel sistema degli appalti, forti dell'appoggio di funzionari amministrativi fino a qualche mese fa intoccabili». Cosa merita Roma? Risponde il Sir, l'agenzia cattolica della Cei: «Merita un sindaco che l'ami, ma non basta. Un disastro nell'accoglienza per il Giubileo ci infangherebbe tutti. Una Capitale ha bisogno disperato di una classe dirigente figlia della migliore politica».
Insomma, la Chiesa su Marino ci aveva scommesso eccome. L'Avvenire aggiunge: «sembrava forse il marziano nel quale si poteva sperare, ma il nuovo sprint è durato il tempo di un lampo». Così ora non resta che attendere un miracolo. Con le elezioni ad aprile «la città avrà tensioni e difficoltà» dice monsignor Feroci, della Caritas. "L'immagine che daremo al mondo sarà quella di una città in difficoltà, tra Mafia Capitale, problemi oggettivi, presenza dei profughi". Anche monsignor Feroci alla fine sospira. "Non ci resta che pregare. La speranza è una grande virtù teologale".
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