Il Papa in Corea: «Spero in rapporti con altri Paesi». E ai ragazzi: «Svegliatevi. Giocando con aggeggi si perde solidità»

Il Papa in Corea: «Spero in rapporti con altri Paesi». E ai ragazzi: «Svegliatevi. Giocando con aggeggi si perde solidità»
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Domenica 17 Agosto 2014, 10:41 - Ultimo aggiornamento: 18 Agosto, 09:23

Il Papa ha battezzato Lee Ho Jin, padre di uno dei ragazzi morti nel naufragio del traghetto Sewol, nel quale lo scorso aprile 293 persone sono morte e 10 sono state dichiarate disperse, in gran parte ragazzi della scuola superiore. Lee ha scelto di chiamarsi Francesco.

Il Papa, riferiscono i collaboratori, si è detto felice di poter amministrare il battesimo al signor Lee. Il rito si è svolto nella cappella della nunziatura di Seul, prima che il Papa andasse all'incontro con i vescovi dell'Asia, 68 presuli di 35 nazioni, nel santuario di Hemi, 90 chilometri a sud di Seul, uno dei luoghi simbolo delle persecuzioni anticristiane. L'identità della maggior parte dei 132 martiri torturati ed uccisi in questo luogo non è nota.

Il Papa: spero in relazioni del Vaticano con altri Paesi asiatici. «Spero fermamente che i Paesi del vostro Continente con i quali la Santa Sede non ha ancora una relazione piena, non esiteranno a promuovere un dialogo, a beneficio di tutti».

Papa Francesco lo ha detto ai vescovi dell'Asia riuniti nel santuario di Hemi, 90 chilometri a sud di Seul, luogo simbolo delle persecuzioni anticristiane.

«Non mi riferisco - ha aggiunto il Papa a braccio - solo al dialogo politico, ma anche al dialogo umano e fraterno». Le parole del Papa potrebbero essere applicate alla Corea del Nord, alla Cina e ad altri paesi dell'Asia orientale con cui la Santa Sede non ha relazioni diplomatiche.

«Non si dialoga nascondendosi dietro risposte facili, frasi fatte, leggi e regolamenti - ha detto il Papa - Servono empatia, accoglienza sincera, apertura di mente e cuore, se la nostra comunicazione non è un monologo». A proposito della «empatia» richiesta da un «dialogo autentico», anche in ottica missionaria, Papa Francesco ha detto che «la sfida che ci si pone è quella di non limitarci ad ascoltare le parole che gli altri pronunciano, ma di cogliere la comunicazione non detta delle esperienze, speranze e aspirazioni, delle loro difficoltà e di ciò che sta loro più a cuore».

Papa Francesco ha sottolineato che il dialogo per un cristiano si fonda anche sulla propria identità, «sulla logica stessa dell'incarnazione. «In Gesù - ha aggiunto citando la "Ecclesia in Asia" di Giovanni Paolo II - Dio stesso è diventato uno di noi, ha condiviso la nostra esistenza e ci ha parlato con la nostra lingua. In tale spirito di apertura agli altri, spero fermamente che i Paesi del vostro Continente con i quali la Santa Sede non ha ancora una relazione piena, non esiteranno a promuovere un dialogo a beneficio di tutti. Alle chiese asiatiche, piccolo gregge, è affidata la missione di portare la luce del Vangelo fino ai confini della terra».

«I cristiani non vengono per conquistare». Poi, a braccio, il Papa, ha detto: «Non dovete vedere i cristiani come concorrenti, che vengono a togliere identità, ma come persone che vogliono camminare con gli altri».

«Giocando con aggeggi e cose perdiamo solidità». «Un modo con cui il mondo minaccia la solidità e identità cristiana è la superficialità - ha detto Francesco - La tendenza a giocherellare con le cose di moda, gli aggeggi e le distrazioni, piuttosto che dedicarci alle cose che realmente contano. In una cultura che esalta l'effimero e offre numerosi luoghi di evasione e di fuga, ciò presenta un serio problema pastorale».

«Ragazzi, svegliatevi». «Wake up, up, up, wake up» ha ripetuto Papa Francesco durante l'omelia della messa celebrata a Hemi per concludere la sesta giornata della gioventù asiatica. Ha alzato gli occhi dal foglio, sorriso e ripetuto il gesto e le parole. Anche alla fine dell'omelia, dopo che il traduttore ha completato la versione in coreano dell'ultima parte, il Papa, ancora sorridendo e gesticolando, ha detto «Wake up, wake up».

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