Il Papa torna a Roma: io una star? Solo un servo di Dio

Il Papa torna a Roma: io una star? Solo un servo di Dio
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Lunedì 28 Settembre 2015, 13:05 - Ultimo aggiornamento: 13:11
​«Io una star? Solo un servo di Dio», ha detto il Papa nel viaggio di ritorno dagli Usa ai giornalisti che gli facevano notare il successo del suo viaggio amerciano. «Le stelle sono belle da guardare - ha sorriso -. A me piace guardarle, quando è sereno, d'estate. Ma il Papa deve essere servo dei servi di Dio. Sì, nei media si usa questo, ma c'è un altra verità: quante star abbiamo visto che poi si spengono, cadono? È una cosa passeggera». «Invece essere servo dei servi di Dio, questo è bello, non passa».



Francesco ha colto l'occasione per affrontare molti argomenti. E' tornato sulla riforma della Sacra Rota: la riforma della nullità matrimoniale «non è il divorzio cattolico. Nella riforma dei processi - ha detto - ho chiuso la porta alla via amministrativa, che era la via dalla quale poteva entrare il divorzio». «Chi pensa che si tratti di un divorzio cattolico sbaglia perchè il documento chiude la porta al divorzio che poteva entrare, era più facile, per la via amministrativa. Invece sempre ci sarà la via giudiziale». Il Papa ha spiegato che la riforma dei processi di nullità è andata incontro alla richiesta della maggioranza dei padri sinodali per uno snellimento. «Ma non è divorzio perché il matrimonio è un sacramento, è indissolubile, e questo la Chiesa non lo può cambiare. È dottrina. O non è stato matrimonio, quindi c'è la nullità, non è esistito, ma se è esistito è indissolubile».



Impossibile non affrontare il tema dei migranti: «Sapete come finiscono i muri: tutti i muri crollano, oggi, domani o dopo cento anni. Non è questa la soluzione, i muri non sono la soluzione. Il problema rimane, ma con più odio». Dinanzi alla «crisi migratoria», «in questo momento l'Europa è in difficoltà. Dobbiamo essere intelligenti, viene tutta quella ondata migratoria, e non è facile trovare soluzioni. Ma con il dialogo i Paesi devono trovarlo. I muri non sono la soluzione. Invece i ponti lo sono, sempre».



E sulla pedofilia nella Chiesa: gli abusi sessuali commessi dai sacerdoti sono stati «non dico una apostasia, ma quasi un sacrilegio» e «sono colpevoli anche quelli che hanno coperto queste cose», «anche alcuni vescovi», ha detto. «Gli abusi sono dappertutto: sono nelle famiglie, nei rapporti di vicinato, nelle scuole, nelle palestre. Ma quando un sacerdote fa un abuso è gravissimo perché la sua vocazione è far crescere quel bambino, quella ragazza verso l'alto, verso l'amore di Dio, verso la maturità affettiva, verso il bene. Invece con l'abuso ha scacciato tutto questo, ed è così che è quasi un sacrilegio». «Lui ha tradito la chiamata del Signore», ha insistito il Pontefice.



«E sono colpevoli anche quelli che hanno coperto queste cose. Anche alcuni vescovi che hanno coperto: è una cosa bruttissima». Il Papa ha risposto alla domanda sul perchè, nell'incontro con i vescovi a Washington ha usato parole di consolazione e comprensione. «Le parole di conforto non significano dire »stai tranquillo, non è niente. Non è così. Il fenomeno degli abusi è stato tanto brutto ed io mi immagino che voi piangete tanto. Questo il senso di quelle parole»



«Mi piacerebbe tanto andare in Cina. Io amo il popolo cinese. Gli voglio bene», ha detto infine Francesco. Abbiamo contatti, ne parliamo: occorre andare avanti». «La Cina è una grande nazione che apporta al mondo una grande cultura, tante cose buone - ha sottolineato -. Avere un Paese amico come la Cina, che ha tanta cultura e tanta possibilità di far bene, sarebbe una gioia».
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