Il Papa apre il Sinodo sulla famiglia: «La Chiesa non chiude le porte». ​Ma pesa la questione gay

Il Papa apre il Sinodo sulla famiglia: «La Chiesa non chiude le porte». ​Ma pesa la questione gay
di Franca Giansoldati
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Lunedì 5 Ottobre 2015, 06:21 - Ultimo aggiornamento: 10:17

CITTÀ DEL VATICANO Bergoglio parla di sogni. «Il sogno di Dio per la sua creatura diletta è di vederla realizzata nell'unione di amore tra uomo e donna». Una realtà ben precisa. Come l'arbitro che con il fischio d'inizio dà inizio alla partita, allo stesso modo il Papa, ieri mattina, ha dato il via al Sinodo sulla Famiglia. Naturalmente l'assemblea sinodale è tutto fuorché una competizione calcistica, ma gli schieramenti in campo sono pur sempre due.

Da una parte i padri sinodali che indossano la maglia della misericordia, più disposti degli altri a fare sconti, a chiudere un occhio, grazie un orientamento maggiormente inclusivo.

Dall'altra i rigoristi, fautori di una visione più inflessibile, rigida, impermeabile alle casistiche della vita. In mezzo c'è Francesco, l'arbitro, al quale spetterà l'ultima parola.

«LA VERITÀ PROTEGGE L'UOMO»

Intanto, però, ieri mattina ha voluto sgombrare il campo da ogni equivoco a proposito del core business di questo momento assembleare sull'autentico «significato della coppia e della sessualità umana nel progetto di Dio». Non pensava di certo alle coppie di fatto, ai gay, ai transgender o all'outing del monsignore. Il Sinodo è sulla famiglia tradizionale, benché al Sinodo anche altri argomenti entreranno seppur marginalmente. Il Papa ha poi lanciato messaggi ai rigoristi, ricordando loro che occorre più flessibilità. La Chiesa «insegna e difende i valori fondamentali, senza dimenticare che il sabato è stato fatto per l'uomo e non l'uomo per il sabato», come dire che le regole esistono e vanno difese, ma occorre tenere conto di tante situazioni dolorose.

Che risposte dare? «Vivere la missione nella carita evitando di puntare il dito per giudicare gli altri». La Chiesa fedele alla sua natura di madre deve sentirsi in dovere di cercare e curare le coppie ferite con l'olio dell'accoglienza e della misericordia; di essere ospedale da campo, con le porte aperte ad accogliere chiunque bussa chiedendo aiuto e sostegno; di uscire dal proprio recinto verso gli altri con amore vero, per camminare con l'umanità ferita, per includerla e condurla alla sorgente della salvezza. Perché, ha precisato Bergoglio, una Chiesa con le «porte chiuse tradisce sé stessa e la sua missione, e invece di essere un ponte diventa una barriera».

Quanto alle parole del Vangelo spesso citate dai rigoristi per motivare ogni chiusura alla comunione ai divorziati - «L'uomo non divida quello che Dio ha congiunto» - restano una «esortazione a superare ogni forma di individualismo e di legalismo che nascondono un gretto egoismo e una paura di aderire all'autentico significato della coppia e della sessualità umana nel progetto di Dio». Spiega Bergoglio: «E' la verità che protegge l'uomo dalle tentazioni dl trasformare l'amore fecondo in egoismo sterile, l'unione fedele in legami temporanei».

«UNA NUOVA PASTORALE»

In Vaticano gli effetti choccanti dell'outing del monsignore polacco che ha confessato al mondo di avere un compagno non sono ancora sfumati. Con grande sorpresa i 300 padri sinodali si sono anche visti recapitare un volume curato dal Forum Italiano Cristiani LGBT. Si tratta di un libro a più voci, intitolato “Le strade dell'amore”, che raccoglie la pastorale cattolica per i gay e i consigli su come trasformare le parrocchie in luoghi di accoglienza. Uno degli uditori del Sinodo, don Saulo Scarabattoli, ritiene che l'argomento sollevato da monsignor Charamsa non si rivelerà determinante nell'economia delle discussioni previste. «Il matrimonio gay non sarà in primo piano. Alle coppie omosessuali sono riservati solo due articoli su 147. Sarà un tema secondario. Ci sarà più rumore fuori che non dentro».

Di questione gay ne ha però parlato il cardinale Kasper in un capitolo di un libro dedicato al difficile percorso di accettazione delle famiglie quando scoprono «che un figlio è gay; spesso si tratta di una scoperta dolorosa, ma poi li si accetta come sono. Così deve fare anche la Chiesa. Chi è gay non ha scelto di esserlo perché gay si nasce, sicché la Chiesa deve mettere in campo una nuova pastorale». Aggiungendo: «Possono contribuire alla vita della Chiesa con i loro doni»