Papa Francesco: «Questo sistema economico strozza i poveri»

Papa Francesco: «Questo sistema economico strozza i poveri»
di Franca Giansoldati
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Venerdì 10 Luglio 2015, 13:30 - Ultimo aggiornamento: 15 Luglio, 21:43

Santa Cruz de la Sierra (Bolivia) – La revolucion. Al grido “terra, casa, lavoro” il Papa argentino imbraccia la croce e incoraggia i movimenti popolari alla lotta, a fare massa, a non arrendersi: «Io sarò con voi». Il sistema economico attuale è sbagliato. Opprime, schiaccia, impoverisce: «Così come è non va». Deve essere aggiustato, «Questa economia uccide». Il Vitello d'Oro di biblica memoria produce mostri: «A volte sono corporazioni, altre volte alcuni trattati di libero commercio o l'imposizione di mezzi di austerità che aggiustano sempre la cinta dei lavoratori e dei poveri». Raramente quella dei ricchi.

A Santa Cruz de la Sierra, in Bolivia, nel quartiere fieristico dove ieri si sono dati appuntamento 1700 movimenti popolari di tutto il mondo (anche dall'Italia), risuona il manifesto cattolico per la riscossa di una nuova coscienza sociale.

Una specie di mini enciclica, fortissima, che ha il potere di infiammare gli animi. E' il clou del viaggio in Sud America. Il motivo di tanta fatica. La gente non si aspetta miracoli, ma ci manca poco. La figura di questo Papa argentino ha il potere di unire. Il presidente Evo Morales, il primo indio che ha assunto la carica, sa di avere a che fare con nuovo referente, un leader popolare in testa a ogni sondaggio, «finalmente abbiamo un Papa».

In ogni caso il manifesto di base, destinato ad aprire dibattiti, ad essere fonte di polemiche, a fare discutere, è fortissimo. Concentra la dottrina sociale della Chiesa. Terra, casa, lavoro. «Ma noi lo sappiamo che ci sono tanti contadini senza terra, molte famiglie senza casa, molti lavoratori senza diritti, molte persone ferite nella loro dignità? Unitevi, lottate, non sminuitevi, fate massa, cambiate il sistema». Invoca un cambiamento positivo per il bene di tutti «con lo sforzo congiunto dei governi, dei movimenti popolari e delle altre forze sociali».

La prossima tappa sarà a settembre, prima a Cuba e poi da Obama, alla Casa Bianca, e poi all'Onu. «Questa economia di esclusione e inequità dove il denaro domina invece di servire distrugge la terra». In pratica non ci dovrebbe essere un meccanismo di accumulazione, ma la buona amministrazione della casa comune. «Ciò significa custodire gelosamente la casa e distribuire adeguatamente i beni tra tutti». Tradotto, significa che non solo sulla proprietà privata pesa una ipoteca sociale, ma anche una «equa distribuzione dei frutti della terra e del lavoro umano».

Più che filantropia «è un dovere morale per i cristiani. Anzi un comandamento. Si tratta di restituire ai poveri e ai popoli ciò che appartiene a loro. La destinazione universale dei beni non è un ornamento discorsivo. E una realtà antecedente alla proprietà privata. La proprietà in modo particolare quando tocca le risorse naturali deve essere sempre in funzione dei bisogni dei popoli». Il filo del ragionamento riprende l'enciclica verde, Laudato Sì ma anche la Evangelii Gaudium. L'incontro di Santa Cruz è il completamento della riunione ospitata in Vaticano (alla presenza di Evo Morales) l'ottobre scorso.

Quella che i boliviani e, in pratica, la maggior parte dei popoli andini e amazzonici, auspicano come “La salvación de la Madre Tierra” è il monito dei movimenti di base ai Paesi ricchi del Nord. Terra, casa, lavoro, lo slogan che anche il Papa pronuncia come un mantra, equivale alla certezza di avere un pezzo di terra da coltivare, una casa nelle grandi metropoli e la garanzia di un lavoro giustamente retribuito. Naturalmente servono pace, sovranità e solidarietà ma prima si deve abbattere il Vitello d'Oro, l'idolo malato. “Lo sterco del diavolo”. Insomma “una sottile dittatura” che la revolucion cristiana di Bergoglio vuole abbattere.

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