Ratzinger dà manforte a Bergoglio dopo la lettera del vescovo rimosso

Ratzinger dà manforte a Bergoglio dopo la lettera del vescovo rimosso
di Franca Giansoldati
3 Minuti di Lettura
Sabato 27 Settembre 2014, 19:32 - Ultimo aggiornamento: 28 Settembre, 14:15

CITTA' DEL VATICANO La fronda interna aumenta. La tensione sale.

L'ultimo esempio eclatante, spia di una tempesta in arrivo, riguarda la letteraccia che il vescovo del Paraguay ha mandato a Francesco dopo l'annuncio della rimozione per non ben precisate “questioni interne”, e per avere dato copertura a un sacerdote argentino con tendenze pedofile. Il prelato appartenente all'Opus Dei non voleva saperne di lasciare l'incarico nonostante l'ordine e così, seppur indirettamente, si è fatto portavoce del dissenso che si annida tra le retrovie delle gerarchie. Percepiscono una minaccia dalla coerenza e dalla trasparenza di questo pontefice. Le resistenze al nuovo corso si manifestano in diversi modi, per diverse ragioni.

Ma Papa Bergoglio non sembra esserne più di tanto spaventato. “La notte e il potere delle tenebre sono sempre vicini”, anche “la barca di Pietro può essere sballottata dalle onde”.

Esattamente come lo fu la Compagnia di Gesù quando venne soppressa tre secoli fa. Nella Chiesa del Gesù il Papa, davanti alla tomba di Sant'Ignazio, traccia un paragone tra ieri e oggi. “Costa fatica remare”dice. Ma anche lui “rema assieme a tutti gli altri” e col “vento contrario”. Poi rivolto ai gesuiti che si trovano lì per celebrare il 200esimo anniversario della ricostituzione dell'ordine religioso, incalza: i gesuiti devono essere rematori esperti. “Remate dunque. Remate, siate forti”. E poi: “dobbiamo pregare tanto”.

Questo passaggio non può che fare venire in mente quello che disse il suo predecessore, Benedetto XVI durante uno dei primi giorni di pontificato, rivolgendosi ad una gremita piazza san Pietro: pregate per me, affinché non debba mai “arretrare davanti ai lupi”. Già, le belve, pronte ad azzannare l'agnello. Immagini che rispecchiavano i movimenti nascosti della fronda, ai tempi di Benedetto XVI, e che evocano quelli che si compattano sotto Francesco. Ma lui, il Papa venuto da molto lontano, non sembra essere turbato. Almeno, in pubblico appare sereno. “In tempi di tribolazione e turbamento si solleva sempre un polverone di dubbi e di sofferenze, e non è facile andare avanti, proseguire il cammino. Soprattutto in tempi difficili e di crisi vengono tante tentazioni, fermarsi a discutere di idee, lasciarsi trasportare dalla desolazione, concentrarsi sul fatto di essere perseguitati e non vedere altro” aggiunge Bergoglio durante l'omelia nella chiesa del Gesù. Non sembra nemmeno prendersela troppo per i litigi tra i cardinali sulle diverse visioni dottrinali riguardanti la famiglia. Anche a pochi giorni dall'inizio del Sinodo sulla famiglia le liti non mancano a distanza, a colpi di editoriali e libri.

Tempi tribolati che richiedono grande serenità interiore. Proprio come ai tempi di padre Lorenzo Ricci, il Generale dei Gesuiti che si vide sopprimere la Compagnia nel 1773 da Clemente XIV. “Leggendo le lettere del padre Ricci una cosa mi ha molto colpito: la sua capacità di non farsi imbrigliare da queste tentazioni e di proporre ai gesuiti, in tempo di tribolazione, una visione delle cose che li radicava ancora di più nella spiritualità della Compagnia” riflette Bergoglio. “La fiducia in Dio deve crescere proprio quando le circostanza ci buttano a terra”. Tanto prima o poi la verità salta fuori. Lo sa bene anche Ratzinger che non ha mai smesso di dare sostegno a Bergoglio. E anche domani, alla festa dei nonni prevista in Vaticano sarà a fianco di Francesco in piazza san Pietro. Ha accettato l'invito e così uscirà dal convento. Una delle sue rarissime apparizioni pubbliche. Segno che non bisogna mai arretrare davanti ai lupi.