Papa Francesco in piazza con la croce di legno dei detenuti. E ricorda Wojtyla

Francesco con la croce dei carcerati
4 Minuti di Lettura
Domenica 13 Aprile 2014, 11:43 - Ultimo aggiornamento: 14 Aprile, 11:12
Oltre centomila persone in piazza San Pietro per la messa delle Palme celebrata da papa Francesco, secondo le stime riferite dal vicedirettore della sala stampa vaticana padre Ciro Benedettini. Acclamato e salutato dai fedeli, il Papa ha fatto un giro sulla jeep per via della Conciliazione. «Ho la gioia di annunciare - ha detto durante l'Angelus - che, a Dio piacendo, il 15 agosto prossimo, a Daejon, nella Repubblica di Corea, incontrerò i giovani dell'Asia nel loro grande raduno continentale».



Il Papa - preceduto dalla processione di ministranti, giovani di Roma e di tutti i continenti e di circa cento tra preti, vescovi e cardinali che celebreranno con lui - è arrivato in piazza San Pietro a bordo della jeep bianca scoperta, per celebrare la messa delle Palme, che apre la Settimana Santa. Papa Francesco, che indossava il mantello liturgico rosso, è apparso piuttosto affaticato. Francesco aveva una croce in legno donatagli ieri dai detenuti del carcere di Sanremo.



Il Papa, all'Angelus recitato sul sagrato di San Pietro dopo la messa, ha affidato ai giovani polacchi la croce delle Gmg consegnata loro dai giovani brasiliani, e ha ricordato che l'affidamento della croce fu compiuto trenta anni fa da papa Wojtyla: «Egli - ha ricordato - chiese loro di portarla in tutto il mondo come segno dell'amore di Cristo per l'umanità». «Il prossimo 27 aprile - ha aggiunto papa Bergoglio - avremo tutti la gioia di celebrare la canonizzazione di questo Papa, insieme con Giovanni XXIII. Giovanni Paolo II, che è stato l'ideatore delle Giornate mondiali della Gioventù, ne diventerà il grande patrono; nella comunione dei santi continuerà ad essere per i giovani del mondo un padre e un amico». I giovani brasiliani hanno animato lo scorso luglio la Gmg con papa Francesco, mentre i polacchi animeranno, nel 2016, la Gmg a Cracovia.



​«Dove è il mio cuore, a quale di queste persone mi assomiglio? E questa domanda ci accompagni per tutta la settimana». Con queste parole il Papa ha concluso la sua omelia della messa delle Palme, interamente a braccio, nella quale ha analizzato l'atteggiamento di tanti personaggi durante la passione e la morte di Cristo, interrogandosi sui diversi modi di guardare a Gesù. Tra gli atteggiamenti che ha analizzato, quelli dei farisei, di Giuda, delle donne al sepolcro, di Giuseppe di Arimatea.



«Questa settimana - ha detto Francesco nella sua omelia - tutto il popolo accoglie Gesù, i bambini lodano, cantano, ma questa settimana va avanti nel mistero della morte di Gesù e la sua Risurrezione, abbiamo sentito la passione del Signore, soltanto si farà bene farci una domanda, chi sono io? Chi sono io davanti al mio Signore? Chi sono io davanti a Gesù che entra di festa in Gerusalemme? Sono capace di esprimere la mia gioia, di lodarlo? O prendo distanza? Chi sono io davanti a Gesù che soffre?



Abbiamo sentito tanti nomi, tanti nomi, il gruppo dei dirigenti, alcuni sacerdoti, alcuni farisei, maestri della legge che avevano deciso di ucciderlo, aspettavano l'opportunità di prenderlo. Sono io come uno di loro? Anche abbiamo sentito un altro nome, Giuda, trenta monete, sono io come Giuda? Abbiamo sentito altri nomi, discepoli che non capivano niente, che si addormentavano mentre il Signore soffriva. Mia vita è addormentata? O sono come i discepoli, che non capivano cosa fosse tradire Gesù? Come quell'altro discepolo che voleva soluzionare tutto con la spada. Sono io come loro? Sono io come Giuda che fa finta di amare e bacia il maestro per consegnarlo? Per tradirlo? Sono io traditore?



Sono io come quei dirigenti che di fretta fanno il tribunale e cercano falsi testimoni? Sono io come loro? E quando faccio queste cose, se io le faccio, credo che con questo salvo il popolo? Sono io come Pilato che quando vedo che la situazione è difficile me ne lavo le mani? E non so assumere la mia responsabilità e lascio condannare o condanno io le persone? Sono io come quella folla che non sapeva bene se era in una riunione religiosa, in un giudizio, o in un circo, e sceglie Barabba, per loro era lo stesso, era più divertente per umiliare Gesù. Sono io come i soldati che colpiscono il Signore, sputano addosso a lui, insultano, si divertono con l'umiliazione del Signore?



Sono io come il cireneo che tornava dal lavoro affaticato ma ha avuto la buona volontà di aiutare il Signore a portare la croce? Sono io come quelli che passavano davanti alla croce e facevano di Gesù motivo di beffa: 'ma tanto coraggioso, scenda dalla croce e noi crederemo in luì. La beffa a Gesù.

Sono io come quelle donne coraggiose e come la mamma di Gesù che erano lì, soffrivano in silenzio? Sono io come Giuseppe, il discepolo nascosto, che porta il corpo di Gesù con amore per dargli sepoltura? Sono io come queste due Marie che rimangono alla porta del sepolcro piangendo, pregando? Sono io come questi dirigenti che il giorno

seguente sono andati da Pilato per dire 'ma guardi che questo diceva che risusciterebbe, ma che non venga un altro ingannò e bloccano la vita, bloccano il sepolcro, per difendere la dottrina, perchè a vita non venga fuori? Dove è il mio cuore, a quale di queste persone mi assomiglio? E questa domanda ci accompagni per tutta la settimana».