Il Papa alla Cei: «Italia impoverita dalla corruzione, i vescovi non possono stare zitti»

Il Papa alla Cei: «Italia impoverita dalla corruzione, i vescovi non possono stare zitti»
di Franca Giansoldati
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Lunedì 18 Maggio 2015, 17:08 - Ultimo aggiornamento: 19 Maggio, 14:23
Città del Vaticano - Un’Italia spolpata da una «diffusa mentalità di corruzione pubblica e privata». Un’Italia indebolita, sfibrata, messa a dura prova dall’assenza di etica, fino a riuscire ad «impoverire, senza alcuna vergogna, famiglie, pensionati, onesti lavoratori, comunità cristiane scartando i giovani, sistematicamente privati di ogni speranza sul loro futuro, e soprattutto emarginando i deboli e i bisognosi».E' il passo centrale di un discorso che il Papa legge davanti ai 240 vescovi italiani riuniti in Vaticano per l’assemblea generale. E’ breve, una cartella appena, ma contiene spunti importanti e non poche critiche rivolte ai vescovi che in questi anni non sono riusciti a fare muro contro tanta devastazione. I vescovi dell’era Bergoglio non possono stare zitti a osservare o, peggio ancora, ad accettare le lusinghe di un potere corrotto.



La sensibilità ecclesiale comporta, dice Francesco, «anche di non essere timidi o irrilevanti nello sconfessare e nello sconfiggere una diffusa mentalità di corruzione pubblica e privata». Il tema dell’assemblea è una «verifica della recezione dell`Esortazione Apostolica Evangelii Gaudium». Nel suo discorso ai vescovi il papa ha spiegato che è la sensibilità ecclesiale che, «come buoni pastori, ci fa uscire verso il popolo di Dio per difenderlo dalle colonizzazioni ideologiche che gli tolgono l`identità e la dignità umana».



Alla Cei rimprovera una impostazione un po’ troppo autoreferenziale e clericale, sostanzialmente chiusa all’apporto dei laici. Bergoglio, a tal proposito, affonda: I laici cristiani non hanno bisogno di un «vescovo-pilota, o di un monsignore pilota o di un input clericale per assumersi le proprie responsabilità» a livello «politico, sociale, economico, legislativo». Hanno invece tutti bisogno di un vescovo pastore. Ecco perché gli anni a venire dovranno essere impegnati a rinforzare l'indispensabile ruolo di laici disposti ad assumersi le responsabilità che a loro competono.



«In realtà, - ha aggiunto – i laici che hanno una formazione cristiana autentica, non dovrebbero aver bisogno del vescovo-pilota, o del monsignore-pilota o di un input clericale per assumersi le proprie responsabilità a tutti i livelli, da quello politico a quello sociale, da quello economico a quello legislativo!»

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