Francesco al memoriale dell'Olocausto di Yad Vashem: «Mai più Shoah»

Francesco al memoriale dell'Olocausto di Yad Vashem: «Mai più Shoah»
3 Minuti di Lettura
Lunedì 26 Maggio 2014, 07:42 - Ultimo aggiornamento: 27 Maggio, 11:58

Dal nostro inviato a Gerusalemme Franca Giansoldati. Adamo dove sei? Dove sei uomo? Dove sei finito? In questo luogo memoriale della Shoah, sentiamo risuonare questa domanda di Dio: Adamo dove sei? In questa domanda c'è tutto il dolore del Padre che ha perso il figlio». Papa Bergoglio legge lentamente il discorso che ha preparato per la visita al memoriale dell'Olocausto, tappa obbligata per tutti i capi di Stato che visitano Israele. Ci arriva dopo avere fatto tappa alla Spianata delle moschee, salutato il Gran Muftì e tutti i musulmani chiamandoli fratelli, e dopo avere pregato davanti al Muro Occidentale, inserendo tra le fessure di quelle pietre secolari un bigliettino con su scritto la preghiera del Padre Nostro, vergata con la sua calligrafia minuscola, e in lingua spagnola. Al Memoriale Bergoglio non riesce a nascondere la commozione. Con lo sguardo scorre sul pavimento nero i nomi dei luoghi dello sterminio di 6 milioni di persone: Auschwitz, Bergen Belsen, Mathausen, Dachau. «Dio dacci la grazia di vergognarci di ciò che, come uomini siamo stati capaci di fare, di vergognarci di questa massima idolatria, di avere disprezzato e distrutto la nostra carne, quella che tu impastasti di fango, quella che tu vivificasti con il tuo alito di vita. Mai più, Signore Mai più».

Ad accompagnarlo sul monte Herzl, dedicato al fondatore del Sionismo, Theodor Herzl, il Papa ci arriva con il presidente Peres, il premier Netanyahu, il rabbino ashkenazita e il suo amico rabbino Skorka, arrivato apposta dall'Argentina per sostenerlo, consigliarlo, condividere questo momento storico. Sono amici da più di trent'anni, hanno lavorato assieme a progetti inter religiosi, hanno persino scritto un libro a quattro mani: “Il cielo e la terra”.

Toccante e commovente l'incontro con alcuni sopravvissuti all'inferno della Shoah. Bergoglio si è avvicinato, inchinandosi e prendendo la loro mano per baciarla. Con alcuni ha scambiato alcune parole, ma per lo più ha ascoltato attento. L'ultima è stata una donna davanti alla quale è restato in silenzio totale, così come è restata muta anche lei. E' stato un dialogo impenetrabile, fatto di sguardi intensi, dove uno leggeva nell'altro il peso di avere assistito alla morte di famigliari, parenti, amici, ed essere sopravvissuti a tutto questo, e faticare ancora a trasformarlo in una spiegazione accettabile. Perchè? Ecco che allora il silenzio si è fatto discorso, prendendo il largo con il cuore, e il calore di una mano nel tentativo di fare capire sentimenti nobili, comprensione, fratellanza, condivisione. Bergoglio riparte dallo Yad Vashem diretto al rabbinato per una visita di cortesia ai due rabbini, quello ashkenazita e quello sefardita , insieme ai quali pronuncia una solenne promessa: «Potremo contrastare con fermezza ogni forma di antisemitismo e le diverse altre forme di discriminazione. Il Signore ci aiuti a camminare con fiducia e fortezza d'animo nelle sue vie. Shalom».

© RIPRODUZIONE RISERVATA