Il Papa: fare di tutto per creare posti di lavoro

Il Papa
4 Minuti di Lettura
Sabato 2 Maggio 2015, 11:35 - Ultimo aggiornamento: 3 Maggio, 12:43
Fare di tutto dare lavoro, soprattutto ai giovani, cercare di creare posti di lavoro, «anche piccoli», fare anche «poche cose» per creare opportunità lavorative. Lo ha detto il Papa, a braccio, nel suo discorso alla diocesi di Isernia, a Roma per ricambiare la visita del Papa del 5 luglio.



«Si deve cercare - ha detto - di trovare cose per i giovani, posti di lavoro, piccole cose, perché, voi sapete, il lavoro ti dà la dignità. Pensate, un giovane che non trova lavoro, non sente quella dignità e soffre. Vi incoraggio a cercare, a pregare, e cercare piccole cose, piccole cose per i giovani soprattutto».



Bergoglio ha proseguito: il «cronico problema della disoccupazione, che tocca soprattutto le nuove generazioni, che sempre più prendono la strada verso altri Paesi», costituisce uno «scenario preoccupante», richiede «passi concreti per favorire l'aprirsi di nuovi posti di lavoro» e una «mobilitazione generale che unisca gli sforzi di popolazione, istituzioni, privati e diverse realtà civili».



Francesco ha ringraziato i partecipanti all'udienza - circa cinquemila, nell'aula Paolo VI - «per questo grande pellegrinaggio che avete organizzato dopo la visita pastorale che ho compiuto nella vostra diocesi il 5 luglio dell'anno scorso». «Ancora una volta - ha aggiunto - desidero manifestarvi la mia gratitudine per la vostra accoglienza, e salutare con affetto il vostro vescovo, mons. Camillo Cibotti, ringraziandolo per le parole che mi ha rivolto a nome di tutti. Saluto i sacerdoti, i religiosi, le religiose e i fedeli laici impegnati al servizio del Vangelo. E un deferente pensiero va alle Autorità, che hanno voluto essere presenti oggi».



«Il clima festoso di questo nostro incontro - ha sottolineato papa Bergoglio - non può tuttavia far dimenticare i numerosi e gravi problemi che ancora affliggono la vostra terra, ai quali già feci cenno nel corso della Visita alla città di Isernia. Penso specialmente al cronico problema della disoccupazione, che tocca soprattutto le giovani generazioni, che sempre più prendono la strada verso altri Paesi; penso anche alla mancanza di servizi adeguati alle effettive necessità delle persone - in particolare anziani, ammalati e disabili - e delle famiglie».



«Di fronte a questo scenario preoccupante - ha rimarcato - si rende necessaria una mobilitazione generale, che unisca gli sforzi della popolazione, delle istituzioni, dei privati e delle diverse realtà civili. Non si possono rimandare passi concreti per favorire l'aprirsi di nuovi posti di lavoro dando così, soprattutto ai giovani, la possibilità di realizzare sè stessi mediante un'onesta attività lavorativa». Negli inserti a braccio, il Pontefice ha insistito sulla necessità di fare il possibile per creare lavoro, e, nel passaggio in cui parlava della speranza, sulla bellezza e la necessità di portare la pace, «famiglie in pace, quartiere in pace, che bello» ha commentato.



Finito il suo discorso, dopo aver chiesto di pregare per lui, «che ne ho bisogno», papa Francesco ha invitato a far festa: «e adesso mi piacerebbe sentirvi cantare» ha detto. Così è stato eseguito il canto «Santo Padre» e mentre il popolo cantava, papa Bergoglio si è trattenuto in sala, salutando diverse persone, in particolare i malati nelle prime file. Il vescovo di Isernia, mons. Camillo Cibotti, nel suo saluto al Pontefice, ha ricordato la visita del Papa dello scorso luglio. «L'eco di questo evento - ha detto - è ancora viva in tutti i cuori», e «la fiducia nel futuro è il vero dono che ha lasciato alla nostra terra», «dobbiamo riconoscerlo: la realtà del nostro territorio non è cambiata da quando ci siamo incontrati, eppure le sue parole sono state preziose» nel darci speranza e nel «renderci partecipi di proposte e stimoli che condivideremo con la chiesa universale in occasione del giubileo e con la chiesa nazionale nel convegno di Firenze».



Il vescovo ha accennato ai problemi della diocesi, carenza di giustizia sociale, di lavoro, di servizi sanitari: «il nostro - ha detto - è un popolo che sembra defraudato di tutto, eccetto che della dignità di lottare».
Ma la «solidarietà è conseguenza della fraternità» e così, ha spiegato mons. Cibotti, «la nostra precarietà non rappresenta un limite» ma è stimolo «per essere attenti a chi versa in condizioni peggiori delle nostre». E infatti la diocesi ha consegnato al Papa una offerta per le opere caritative di questi. Papa Francesco ha anche scherzato sul fatto che quando lo scorso luglio ha visitato Isernia, mons. Cibotti era arrivato da poco, «adesso invece fa il vescovo da un pò di tempo».




«Quando le difficoltà sembrano offuscare le prospettive di un futuro migliore, quando si sperimenta il fallimento e il vuoto attorno a noi, è il momento della speranza cristiana, fondata nel Signore Risorto e accompagnata da un ampio sforzo caritativo verso il più bisognosi», ha ricordato il Papa davanti a circa 5.000 persone in aula Paolo VI.
© RIPRODUZIONE RISERVATA