LE CRITICHE
Per diversi giorni, due volte al giorno, gli elettori hanno avuto modo di confrontarsi senza limiti, a volte anche aspramente, facendo emergere talvolta contrasti e divergenze di vedute su come fino a quel momento era stata gestita la curia romana. Troppo centralistica, eccessivamente sbilanciata su Roma, incapace di captare i bisogni periferici, persino corrotta e attraversata da veleni. A denunciare erano soprattutto gli stranieri ancora sotto choc dalle ultime vicende, le dimissioni di Josef Ratzinger, l'opacità con la quale la Segreteria di Stato, che allora era retta dal cardinale Tarcisio Bertone, aveva governato tranti, troppi scandali. Vicende interne mai spiegate, oggettivamente gravissime: prevaricazioni, malversazioni, concussioni, il sospetto del riciclaggio allo Ior e all’Apsa, un maggiordomo condannato e incarcerato per sottrazione di documenti top secret, un gendarme e un tecnico dei computer finiti nei guai per averlo aiutato, cordate di monsignori contro altre. E Papa Ratzinger isolato, quasi prigioniero, nell’Appartamento del Palazzo Apostolico. Insomma, un panorama ben poco edificante, inspiegabile per molti dei membri del collegio cardinalizio, soprattutto stranieri.
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