Curia e Ior, gli ostacoli che rallentano le riforme del Papa

Papa Francesco
di Franca Giansoldati
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Lunedì 30 Giugno 2014, 00:52 - Ultimo aggiornamento: 11 Febbraio, 12:26
CITT DEL VATICANO - Riformare la curia? Una missione alquanto complicata. «La cosa non è facile, perché si fa un passo ma poi emerge che bisogna fare questo o quello, e se prima c'era un dicastero poi diventano quattro». Un po’ come il gioco dell’oca. Si avanza di due caselle, e poi si arretra del doppio. Papa Bergoglio se n'è reso conto man mano che passava il tempo e prendeva corpo il progetto di apportare ritocchi sostanziali all'apparato amministrativo e burocratico dello Stato vaticano, dallo Ior ai pontifici consigli, secondo un mandato ben preciso ricevuto dai cardinali nel marzo del 2013, durante le congregazioni pre-conclave, ovvero le riunioni fiume svoltesi a porte chiuse che hanno preceduto l’extra omnes e l'elezione nella Cappella Sistina.



LE CRITICHE

Per diversi giorni, due volte al giorno, gli elettori hanno avuto modo di confrontarsi senza limiti, a volte anche aspramente, facendo emergere talvolta contrasti e divergenze di vedute su come fino a quel momento era stata gestita la curia romana. Troppo centralistica, eccessivamente sbilanciata su Roma, incapace di captare i bisogni periferici, persino corrotta e attraversata da veleni. A denunciare erano soprattutto gli stranieri ancora sotto choc dalle ultime vicende, le dimissioni di Josef Ratzinger, l'opacità con la quale la Segreteria di Stato, che allora era retta dal cardinale Tarcisio Bertone, aveva governato tranti, troppi scandali. Vicende interne mai spiegate, oggettivamente gravissime: prevaricazioni, malversazioni, concussioni, il sospetto del riciclaggio allo Ior e all’Apsa, un maggiordomo condannato e incarcerato per sottrazione di documenti top secret, un gendarme e un tecnico dei computer finiti nei guai per averlo aiutato, cordate di monsignori contro altre. E Papa Ratzinger isolato, quasi prigioniero, nell’Appartamento del Palazzo Apostolico. Insomma, un panorama ben poco edificante, inspiegabile per molti dei membri del collegio cardinalizio, soprattutto stranieri.



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