Alla Moschea di Roma il film su una suora martire che ha commosso il Papa: si apre il dibattito sul perdono

Alla Moschea di Roma il film su una suora martire che ha commosso il Papa: si apre il dibattito sul perdono
di Franca Giansoldati
2 Minuti di Lettura
Venerdì 14 Novembre 2014, 18:22 - Ultimo aggiornamento: 18:42
La grande Moschea di Roma per la prima volta ha aperto le porte per proiettare in una sala interna il film cattolico che ha commosso Papa Bergoglio, “il cuore dell’assassino”, tratto da una fatto di cronaca nera avvenuto nel Kerala, India: l’uccisione di una suora da parte di un fanatico indù.



Da questo fatto il perdono nei confronti dell’assassino della madre e della sorella della missionaria e la conversione dell’uomo fino a che Smundar Sigh si riscopre rinato a nuova vita. Una storia bellissima di indulgenza e rinascita, di calore e di fede, di come trasformare l’odio in amore. In sala erano presenti la regista Catherine Mc Gilvray che ha scoperto la vicenda di suor Rani nel 2009 ascoltando il racconto di una missionaria. «Mi piacerebbe – ha spiegato Mc Gilvray – che si riconoscesse il messaggio sulla trasformazione dell’odio in amore, l’andare verso l’altro dando la possibilità a chi ha sbagliato di ripartire».



Poco prima che venisse proiettato il film, Abdellah Reduane, direttore del centro islamico italiano, ha introdotto l’opera cinematografica: anche nel Corano, ha detto, si insiste molto sulla dimensione del perdono. «La risposta non è mai la violenza ma il perdono. La lezione che ci offre questo film ci deve fare riflettere per coltivare la cultura della comprensione e del perdono. Il Profeta modello per noi musulmani ci ha raccomandato di distingerci per la capacità di perdonare, facendo del bene a chi non lo ha fatto a noi».



Il film, secondo la storica Lucetta Scaraffia, editorialista dell’Osservatore Romano, invitata a commentare il lungometraggio, ha sottolinato come l’opera sia didattica soprattutto alla luce di quanto sta accadendo nel mondo. Fanatismi, movimenti che propagano una cieca violenza. «Il messaggio che fuoriesce da questa opera ci dice molto di più, ci propone una modalità di un rapporto tra le religioni in un momento di grande criticità. E’ una storia esemplare».



Il film si chiude con un passo della Bhagavad Gita, il testo sacro dell’induismo: «Se anche tu fossi il peggiore di tutti i peccatori potresti varcare l’oceano dei tuoi peccati con la zattera della saggezza spirituale».
© RIPRODUZIONE RISERVATA