Monsignor Romero fu arcivescovo di San Salvador per soli tre anni. Un mese dopo aver assunto questa carica, nel marzo 1977, veniva assassinato padre Rutilio Grande, sacerdote gesuita e grande amico di Romero. Gli spararono alla schiena mentre andava a celebrare la messa. Il solito copione. Durante la celebrazione del funerale di padre Rutilio, monsignor Romero disse: «Attendiamo la voce di una giustizia imparziale, perché nella motivazione dell'amore non può restare assente la giustizia, non può darsi vera pace e vero amore sopra basi di ingiustizia, di violenza, di intrigo». Romero ripeterà molte volte che la vera pace si può costruire solo sopra la giustizia sociale. I preti che predicavano le stesse cose facevano una brutta fine. Quattro altri sacerdoti saranno assassinati a El Salvador dopo la morte di padre Rutilio. Innumerevoli furono anche gli assassinii effettuati dalle squadre della morte tra campesinos, operai, gente dei villaggi. A Roma Giovanni Paolo II gli disse: «Conosco la grave situazione del suo Paese e so che il suo apostolato è molto difficile». Ma in curia non tutti la pensavano come Papa Wojtyla.
Monsignor Romero aveva chiara coscienza che prima o poi sarebbe stato punito per la sua predicazione. L’eco della sua morte e della sua testimonianza, ha toccato molti cristiani. E la stessa società civile ne è rimasta ammirata per la coerenza. A Roma, invece, la sua memoria è stata appannata dall'accusa di essersi sbilanciato troppo a sinistra.
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