Emergenza migranti, Papa Francesco: gli stati cooperino, nessuno ce la fa da solo

Emergenza migranti, Papa Francesco: gli stati cooperino, nessuno ce la fa da solo
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Martedì 23 Settembre 2014, 14:27 - Ultimo aggiornamento: 24 Settembre, 10:56

I movimenti migratori hanno assunto tali dimensioni che solo una sistematica e fattiva collaborazione che coinvolga gli Stati e le Organizzazioni internazionali può essere in grado di regolarli efficacemente e di gestirli». Lo dice il Papa ricordando che «nessun Paese può affrontare da solo le difficoltà connesse a questo fenomeno».

Nell'agenda internazionale, osserva papa Francesco nel suo Messaggio per la Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato 2015 (18 gennaio), «trovano posto frequenti dibattiti sull'opportunità, sui metodi e sulle normative per affrontare il fenomeno delle migrazioni». «Vi sono organismi e istituzioni, a livello internazionale, nazionale e locale, che mettono il loro lavoro e le loro energie al servizio di quanti cercano con l'emigrazione una vita migliore», osserva.

«Nonostante i loro generosi e lodevoli sforzi - prosegue il Pontefice -, è necessaria un'azione più incisiva ed efficace, che si avvalga di una rete universale di collaborazione, fondata sulla tutela della dignità e della centralità di ogni persona umana». In tal modo, aggiunge, «sarà più incisiva la lotta contro il vergognoso e criminale traffico di esseri umani, contro la violazione dei diritti fondamentali, contro tutte le forme di violenza, di sopraffazione e di riduzione in schiavitù».

«Non di rado» le migrazioni suscitano «diffidenze e ostilità anche nelle comunità ecclesiali, prima ancora che si conoscano le storie di vita, di persecuzione o di miseria delle persone coinvolte», dice ancora il Papa, secondo cui «sospetti e pregiudizi» sono «in conflitto con il comandamento biblico di accogliere con rispetto e solidarietà lo straniero bisognoso».

«Da una parte - sottolinea Francesco - si avverte nel sacrario della coscienza la chiamata a toccare la miseria umana e a mettere in pratica il comandamento dell'amore che Gesù ci ha lasciato quando si è identificato con lo straniero, con chi soffre, con tutte le vittime innocenti di violenze e sfruttamento».

Dall'altra, però, aggiunge il Papa citando la sua 'Evangelii gaudium', «a causa della debolezza della nostra natura, 'sentiamo la tentazione di essere cristiani mantenendo una prudente distanza dalle piaghe del Signorè». Secondo Francesco, invece, «il coraggio della fede, della speranza e della carità permette di ridurre le distanze che separano dai drammi umani».

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