Le due interviste. Secondo le fonti, comunque, l’incontro potrebbe avvenire entro la fine di quest’anno dopo che era stato lo stesso Papa Francesco, in un’intervista al Corriere della sera a marzo, ad aver detto di aver scritto al presidente cinese Xi Jinping quando quest’ultimo è stato eletto, ricevendo risposta. A questa intervista, dopo una quindicina di giorni, la Cina rispose con una intervista di Liu Yuanlong, il vicepresidente della Chiesa Patriottica Cinese, nel quale si ribadiva la richiesta al Vaticano di rispettare la «sovranità cinese e non interferire con le nomine cinesi dei vescovi».
Per il vescovo John Fang Xingyao, presidente della Chiesa Patriottica Cinese, intervistato dal quotidiano di Hong Kong, ora sarebbe il momento ideale per riprendere le relazioni con il Vaticano, nonostante negli ultimi anni si sia continuato a nominare vescovi senza sentire Roma e, soprattutto, nonostante la detenzione di fatto del vescovo ausiliario di Shanghai.
Thaddeus Ma Daqin è infatti recluso da due anni nel seminario di Sheshan dopo aver annunciato, il giorno della sua nomina, la sua vicinanza al pontefice di Roma. L’elezione di Papa Francesco, ritenuto un grande comunicatore anche sotto la muraglia cinese, secondo alcuni analisti, è considerato un motivo di buon auspicio da Pechino per la possibilità di contatti veri con il Vaticano. Nei mesi scorsi, dopo l’intervista del Papa, si era parlato di una ipotetica visita di Bergoglio in Cina in occasione del già programmato viaggio del pontefice in Asia.