Migranti, la Cei ai parroci: ospitate profughi in locali a norma e in regola con l'Imu

Migranti, la Cei ai parroci: ospitate profughi in locali a norma e in regola con l'Imu
di Franca Giansoldati
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Martedì 13 Ottobre 2015, 15:20 - Ultimo aggiornamento: 14 Ottobre, 10:16
CITTA' DEL VATICANO - Ospitalità agli immigrati nei locali di proprietà della diocesi, di enti religiosi, delle parrocchie ma solo se sono a norma e se sono in regola con le tasse. Imu compresa. A due anni dal primo appello di Francesco a tutte le strutture religiose italiane ad ospitare profughi e immigrati, viene diffuso dalla Cei un vademecum con le regole pratiche che i parroci dovranno seguire per accogliere chi fugge dalla guerra e dalla miseria. Al momento solo una minima parte delle 25 mila parrocchie italiane si è già mobilitata anche se la macchina organizzativa sta mettendosi in moto. Le regole sono essenziali, dall'informazione ai fedeli fino alla preparazione e alla formazione per gli operatori e i volontari. Ecco i contenuti del vademecum.



Tempi. I vescovi hanno stabilito un tetto che «mediamente varia da sei mesi a un anno per i richiedenti asilo o una forma di protezione internazionale», anche se «i tempi possono abbreviarsi, per chi desidera continuare il proprio viaggio o raggiungere i familiari o le comunità di riferimento in altri Paesi europei».



Responsabilità. Viene ritenuto «sconsigliabile il semplice affidamento alle Prefetture di immobili di proprietà di un ente ecclesiastico per l'accoglienza data la problematicità dell'affidamento a terzi di

una struttura ecclesiale senza l'impegno diretto della comunità cristiana».



Cara. La Cei chiarisce che «le diocesi non si impegnano a gestire i luoghi di prima accoglienza 'Cara’ e 'Hub' né si pongono come soggetto diretto nella gestione di esperienze di accoglienza dei migranti»



Dove. L'accoglienza dovrà avvenire «in alcuni locali della parrocchia o in un appartamento in affitto o in

uso gratuito, presso alcune famiglie, in una casa religiosa o monastero, negli spazi legati a un santuario o luogo di accoglienza dei pellegrini».



Assistenza legale e medica. L’ente cattolico o la parrocchia dovrà «seguire con una equipe di operatori le pratiche per i documenti, i problemi amministrativi e l'eventuale esito negativo della richiesta d'asilo con il ricorso».



Fedeli. La Cei raccomanda ai parroci di «curare la preparazione della comunità, articolandola in alcune

tappe: informazione finalizzata a conoscere chi è in cammino e arriva da noi; formazione volta a preparare chi accoglie, parrocchie e famiglie, con strumenti adeguati: costruzione di una piccola equipe di operatori a livello diocesano e di volontari a livello parrocchiale provvedendo alla loro preparazione non solo sul piano sociale, legale e amministrativo ma anche culturale e pastorale con attenzione anche alle cause dell'immigrazione forzata».



Imu e assicurazioni. “Le strutture o i locali di ospitalità in parrocchia devono essere a norma e la parrocchia deve prevedere l’assicurazione per la responsabilità civile. Se l’attività di accoglienza si svolge con caratteristiche che ai sensi della normativa vigente sono considerate commerciali, si applica il regime generale previsto per tali forme di attività”.



Soldi. «L'ospitalità in parrocchia è un gesto gratuito ma entra nella convenzione e nel capitolato che un ente gestore di un 'Cas' o di uno 'Sprar' legato alla diocesi concorda con la Prefettura: la parrocchia sarà una delle strutture di ospitalità». Oppure, altro caso, «la parrocchia che ospita un richiedente asilo riceverà un rimborso per l'accoglienza dall'ente gestore capofila, che entra come specifica voce nel bilancio parrocchiale». O, ancora, «la parrocchia ospita gratuitamente, senza accedere ai fondi pubblici, chi esce dal 'Cas' o dallo 'Sprar': in tal caso, non è necessario richiamare il ruolo delle prefetture né le relative convenzioni né prevedere un ente gestore. Infatti, si tratterebbe di attivare un sistema di accoglienza successivo. Le strutture o i locali di ospitalità in parrocchia devono essere a norma e la parrocchia deve prevedere l'assicurazione per la responsabilità civile. Se l'attività di accoglienza si svolge con caratteristiche che ai sensi della normativa vigente sono considerate commerciali, si applica il regime generale previsto».



Controlli. Infine, «l'accoglienza richiede un monitoraggio in ogni diocesi», per cui «a livello nazionale è istituito presso la segreteria generale della Cei un 'tavolo di monitoraggio dell'accoglienza», che annualmente si incontrerà con la Commissione Episcopale per le migrazioni della Cei.
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