La Cassazione: basta con la satira offensiva sul Papa e l'arte ingiuriosa verso la fede

La Cassazione: basta con la satira offensiva sul Papa e l'arte ingiuriosa verso la fede
di Franca Giansoldati
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Martedì 13 Ottobre 2015, 20:17 - Ultimo aggiornamento: 14 Ottobre, 17:02
Niente satira offensiva sul Papa. Basta con l’arte che ingiuria la religione. La Cassazione mette paletti. Un 72enne di origini calabresi è stato così condannato a 800 euro di multa dalla Cassazione per vilipendio alla religione cattolica. Aveva esposto, nel centro di Milano, un trittico con tre fotocopie in bianco e nero raffiguranti rispettivamente Benedetto XVI, un pene con testicoli e il segretario personale padre Georg con una volgare didascalia. La Cassazione, convalidando il giudizio di merito, ha fatto sue le motivazioni della Corte d'Appello di Milano che, nel dicembre 2013, aveva bollato il trittico come «altamente volgare e idoneo al vilipendio della religione cattolica andando a colpire il Papa, al vertice della struttura ecclesiastica, ponendone l'effigie -con ciò facendo intendere rapporti interpersonali di natura non consentita a chi ha fatto voto di castità- accanto a quella del suo collaboratore più stretto e, collocando fra di esse, l'immagine del membro maschile”. Completamente inutile la difesa dell'ultrasettantenne in Cassazione volta a dimostrare che l'opera era da interpretare «esclusivamente in chiave critica, ironica e satirica espressione artistica quale declinazione del più generale diritto costituzionale di libera espressione del pensiero». A discolpa, la difesa accampava inoltre che l'opera non era da ritenersi offensiva ma che l'intento

dell'artista era «la rappresentazione della ritenuta posizione oppositiva nei confronti dell'omosessualità delle gerarchie ecclesiastiche».



La Corte ha decretato che è stato violato il limite dovuto al rispetto della devozione altrui,

ingiustamente messo a repentaglio da una manifestazione che, lungi dall'essere meramente critica di costumi sessuali non consentiti ai ministri del culto, appare costituire una mera contumelia, scherno e offesa fine a se stessa».
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