L'appello del Papa all'Angelus per i cristiani in Iraq: «Sono perseguitati»

L'appello del Papa all'Angelus per i cristiani in Iraq: «Sono perseguitati»
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Domenica 20 Luglio 2014, 16:07 - Ultimo aggiornamento: 22 Luglio, 15:02

Papa Francesco all'Angelus ha lanciato un appello per la situazione dei cristiani costretti a lasciare le zone dell'Iraq controllate dai miliziani jihadisti dell'Isis.

«Ho appreso con preoccupazione le notizie che giungono dalle comunità cristiane a Mosul (Iraq) e in altre parti del Medio Oriente, dove esse, sin dall'inizio del cristianesimo, hanno vissuto con i loro concittadini offrendo un significativo contributo al bene della società. Vi invito a ricordarle nella preghiera», ha detto il Pontefice.

«Oggi sono perseguitati - ha aggiunto il Papa "a braccio" -.

I nostri fratelli sono perseguitati, sono cacciati via, devono lasciare le loro case senza avere la possibilità di portare niente. Assicuro a queste famiglie e a queste persone la mia vicinanza e la mia costante preghiera».

«Carissimi fratelli e sorelle tanto perseguitati - ha proseguito sempre "a braccio" papa Bergoglio con tono accorato -, io so quanto soffrite, io so che siete spogliati di tutto. Sono con voi nella fede in Colui che ha vinto il male. E a voi qui in piazza e a tutti coloro che ci seguono dalla televisione invito a ricordarli nella preghiera».

«Basta violenza a Gaza e in Ucraina». Il Papa ha poi esortato «a perseverare nella preghiera per le situazioni di tensione e di conflitto», in particolare «in Medio Oriente e in Ucraina». «Il Dio della pace - ha detto all'Angelus - susciti in tutti un autentico desiderio di dialogo e di riconciliazione. La violenza non si vince con la violenza. La violenza si vince con la pace».

«Preghiamo in silenzio chiedendo la pace. Tutti in silenzio», ha quindi detto il Pontefice ai fedeli riuniti in Piazza San Pietro, restando per alcuni istanti raccolto in preghiera silenziosa.

«Non dividiamo i buoni dai cattivi, aspettiamo a giudicare». «Noi a volte abbiamo una gran fretta di giudicare, classificare, mettere di qua i buoni, di là i cattivi... Dio invece sa aspettare». Lo ha detto papa Francesco all'Angelus commentando la parabola evangelica del buon grano e della zizzania.

«Egli guarda nel "campo" della vita di ogni persona con pazienza e misericordia: vede molto meglio di noi la sporcizia e il male, ma vede anche i germi del bene e attende con fiducia che maturino. Dio è paziente, sa aspettare», ha spiegato il Pontefice. «Ma attenzione - ha aggiunto -: la pazienza evangelica non è indifferenza al male; non si può fare confusione tra bene e male!».

Alle migliaia di fedeli riuniti in Piazza San Pietro nonostante la mattinata torrida, papa Francesco ha spiegato che «l'insegnamento della parabola è duplice». «Anzitutto - ha affermato - dice che il male che c'è nel mondo non proviene da Dio, ma dal suo nemico, il Maligno».

«Noi sappiamo che il demonio è uno "zizzaniatore" - ha quindi detto 'a bracciò -: sempre cerca di dividere le persone, le famiglie, le nazioni e i popoli». «Questo nemico è astuto - ha continuato -: ha seminato il male in mezzo al bene, così che è impossibile a noi uomini separarli nettamente; ma Dio, alla fine, potrà farlo».

Il secondo tema della parabola, per il Pontefice, è quindi quello della «contrapposizione tra l'impazienza dei servi e la paziente attesa del proprietario del campo, che rappresenta Dio». «Noi a volte - ha sottolineato - abbiamo una gran fretta di giudicare, classificare, mettere di qua i buoni, di là i cattivi... Dio invece sa aspettare. Egli guarda nel 'campò della vita di ogni persona con pazienza e misericordia: vede molto meglio di noi la sporcizia e il male, ma vede anche i germi del bene e attende con fiducia che maturino. Dio è paziente, sa aspettare».

«Che bello è questo! - ha quindi esclamato Bergoglio - Il nostro Dio è un padre paziente che sempre ci aspetta. E ci aspetta col cuore in mano per accoglierci e perdonarci. Sempre ci perdona se andiamo da lui». Il Papa ha anche spiegato che «la pazienza evangelica non è indifferenza al male; non si può fare confusione tra bene e male!».

Ma «di fronte alla zizzania presente nel mondo il discepolo del Signore è chiamato a imitare la pazienza di Dio, alimentare la speranza con il sostegno di una incrollabile fiducia nella vittoria finale del bene, cioè di Dio». «Alla fine - ha concluso - saremo tutti giudicati con lo stesso metro con cui abbiamo giudicato: la misericordia che avremo usato verso gli altri sarà usata anche con noi».

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