Nell’Anno Santo un assist rivolto a tutte le donne

di Lucetta Scaraffia
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Sabato 14 Marzo 2015, 23:47 - Ultimo aggiornamento: 15 Marzo, 00:09
Ogni tanto si ha la sensazione che Papa Francesco pensi alle donne anche quando apparentemente parla di altro. Come avviene per la proclamazione, a sorpresa, di un Anno Santo straordinario dedicato alla misericordia. Perché questo giubileo, anche se formalmente non si rivolge solo alle donne ma a tutti, di fatto offre un formidabile assist alle donne, un’occasione inedita per farsi apprezzare e ascoltare. Un’occasione, soprattutto, per far sì che il loro enorme lavoro nascosto, che sembra invisibile, arrivi improvvisamente sotto gli occhi di tutti e venga, finalmente, riconosciuto.

Sono le donne, infatti, quelle che nella vita quotidiana esercitano abitualmente la misericordia: nell’attenzione ai più deboli, nel curare i malati e gli anziani, nel fornire quei servizi che ogni giorno permettono agli esseri umani di superare la propria fragilità per dedicarsi ad altri compiti. Come faremmo infatti ogni giorno a portare a termine i compiti che ci sono affidati se non vi fossero figure femminili che si preoccupano di nutrirci, di farci trovare vestiti puliti, case pulite, figure che quindi si dedicano al servizio degli altri?

Un servizio sempre squilibrato il loro, tanto più efficace quanto più le donne ci mettono amore e attenzione, dunque esercitando la misericordia verso le debolezze degli altri. Queste debolezze poi possono contemplare - e anzi molto spesso contemplano - anche l’egoismo e la cecità nei loro stessi confronti.

E nel praticare la misericordia verso chi le circonda le donne hanno da tempo scoperto che ne ricevono in cambio un piacere silenzioso e profondo, una pace interiore che non possono ottenere da nessun altro tipo di impegno. Si tratta di un sentimento che continua a essere ignorato: quando una mamma si addolora perché deve andare al lavoro lasciando a un’altra persona il compito di assistere il figlio malato, o di stare con il genitore anziano e impaurito, non è per un senso di colpa, inculcato da secoli di obblighi di comportamento.

Molto più spesso la donna è dispiaciuta perché - a condizione certo che la cura familiare non diventi un pesante impegno a tempo pieno - sa che così perde qualcosa di buono, che le darebbe un piacere più forte e appagante di quello ottenuto con altre attività. Non è un caso che molti uomini l’abbiano capito, e che oggi scelgano di dedicarsi anch’essi ai compiti tradizionalmente femminili. Per piacere, non per dovere.



Ed è proprio quello che ogni cristiano dovrebbe sapere: l’unico vero piacere sicuro, l’unico appagamento che non svanisce nel nulla nel momento stesso in cui viene esaudito, è quello che si prova esercitando la misericordia. Perché le donne - o almeno quelle che non hanno rifiutato la loro specificità femminile per diventare simili agli uomini - sanno che praticare la misericordia verso gli altri non fa soltanto bene a chi riceve aiuto, ma soprattutto a chi lo prodiga. E questo è il grande segreto del Vangelo: stando vicino alla povertà, alla debolezza degli altri, mettiamo a nudo la nostra povertà, la nostra debolezza, la nostra angoscia. Si capisce allora che questi sentimenti sono uguali in tutti, e si comincia a diventare più umani.



Questo soprattutto è ciò di cui il mondo ha bisogno, di persone più umane. E l’Anno Santo della misericordia chiede alle donne di far strada, su questo cammino, agli uomini.