Scuola e vacanze, ecco come fanno nel resto d'Europa

Giuliano Poletti
di Massimiliano Coccia
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Martedì 24 Marzo 2015, 06:15 - Ultimo aggiornamento: 08:06
La vecchia Italia amava le vacanze di massa, le lunghissime code ai caselli, le scuole che finivano a giugno e i figli spediti “a prender il fresco” dai nonni, ma alla nuova Italia, quella dello scarso welfare famigliare, quella della crisi economica, quanto pesano le settimane di vacanze estive? Sicuramente molto in termini economici, tra centri estivi per i più piccoli, viaggi di formazione e di studio per i più grandi e di organizzazione per accorciare turni, fare corse, trovare appoggi.



Quindi forse alle famiglie 2.0 non dispiacerebbe una sforbiciata al lungo periodo estivo e magari una ridistribuzione sul calendario autunnale, visto che dopo la sosta natalizia, a meno di incastri fortunosi tra ponti e festività civili, c'è un lungo periodo senza interruzioni.



LA DISTRIBUZIONE DEL TEMPO

In quasi tutta Europa l'anno scolastico termina generalmente tra la fine di maggio e la seconda metà di luglio, variando da nazione a nazione: gli italiani, ad esempio, sono i più vacanzieri insieme ai turchi, ai lettoni e ai lituani con tredici settimane, seguiti con dodici settimane dagli estoni, greci, portoghesi e rumeni. Da noi l'unico vincolo che deve essere rispettato per garantire la validità scolastica è la presenza di almeno 200 giorni di lezione. Nella classifica dei più presenti sui banchi di scuola, con solo sei settimane di sosta, troviamo gli studenti di alcune regioni della Germania, quelli dei Paesi Bassi, gli studenti inglesi, gallesi e quelli del Principato del Liechtenstein.



Il motivo di tutta questa disparità non è solamente dovuto al fattore climatico (si sa che stare sui banchi con temperature esterne vicine ai 40 gradi non è cosa piacevole), ma anche di organizzazione del calendario scolastico. Nei Paesi dell'Europa del Nord si tende a considerare il tempo delle vacanze estive uguale a quello invernale e durante il periodo della non scuola si è comunque impegnati nella formazione, così come racconta Fiona Wells, insegnante di una scuola primaria inglese: «La nostra scuola ha una forma differente rispetto alla struttura italiana, dove a mio avviso il tempo estivo crea uno stacco troppo deciso tra la formazione che si è avuta nei mesi precedenti e quello che i ragazzi fanno a casa. Ad esempio i vostri studenti sono caricati di moltissimi compiti durante le vacanze estive, perché l'insegnante ha quasi paura di perdere terreno rispetto alle conoscenze acquisite. Per noi è tutto più conseguente, le pause ci vogliono, ma sei settimane estive possono considerarsi sufficienti. Cosa troverebbe un adulto dopo tredici settimane di assenza dal lavoro?».



NELLE AULE SENZA STUDENTI

Ma se gli studenti vanno in vacanza, le scuole in Italia continuano a lavorare come racconta Patrizia Borrelli, dell'Istituto Domenico Purificato di Roma: «Gli insegnanti sono in servizio fino al 30 giugno per tutti gli adempimenti che il collegio di classe ha deliberato; la scuola media prosegue le attività fino alla prima settimana di luglio per gli esami di terza media.



Addirittura nelle scuole superiori si arriva anche a non poterle fare le ferie a causa degli esami di Stato, il recupero estivo dei debiti formativi, quindi le affermazioni del ministro Poletti che raccontano una scuola chiusa da giugno ad agosto sono una falsità. Io sarei per ridistribuire il calendario scolastico, ma vorrei una scuola agibile e attrezzata ad affrontare il caldo». Insomma, se molti in Europa fanno meno vacanze estive rispetto agli italiani non è solamente un problema culturale, ma a volte proprio strutturale.